La cosa fondamentale è individuare precocemente i sintomi

La forma più leggera è il cosiddetto “baby blues”

Ogni donna che aspetta un bambino conta i giorni che la separano dal momento in cui potrà stringerlo a sé e tuffare il naso tra le pieghe morbide della sua pelle. Pensare però che il ritorno a casa con un neonato sia tutto rose e fiori è un’idea che non sempre corrisponde alla realtà. Anzi, quasi mai. Le esigenze di un piccolino sono moltissime e può capitare che quelle della mamma siano messe in secondo piano. I sentimenti possono non essere sempre sereni e il rischio è quello della depressione post partum, un disturbo che va individuato presto per correre ai ripari subito.

Cos’è la depressione post partum

Si tratta di una forma depressiva che – come suggerisce il nome – colpisce dopo il parto. Può avere diversi livelli di gravità e colpisce dal 7 al 12% delle neo mamme. In media, si presenta tra la sesta e la dodicesima settimana dopo la nascita del bimbo, anche se esistono forme molto precoci (che talvolta possono essere individuate durante l’ultima fase della gravidanza) e altre tardive (potrebbero verificarsi in qualunque momento durante il primo anno del bambino).

Non c’è una fascia di età in cui il disturbo si presenta più frequentemente. Pare però che le donne di età più avanzata possano esserne più soggette. Così come chi è al primo parto oppure in caso di gravidanze molto ravvicinate.

Depressione post partum e baby blues

Una distinzione fondamentale che va fatta è quella tra depressione post partum e baby blues. Quest’ultima è una forma molto più leggera del disturbo e colpisce circa il 70% delle donne che hanno appena partorito. Sì perché l’idea che una neo mamma debba essere al settimo cielo per la nascita del bimbo in ogni momento della giornata è veramente un’illusione.

Il baby blues (in inglese, blues significa malinconia) è caratterizzato da una serie di sintomi più sfumati rispetto alla depressione post partum, ma che comunque creano disagio alla mamma e non la fanno stare bene:

  • senso di inadeguatezza.
  • Paura di non farcela a gestire il bambino.
  • Irritabilità.
  • Pianto frequente.
  • Sbalzi d’umore.
  • Tristezza inspiegabile.
  • Abbassamento della capacità di concentrazione.

In genere, queste sensazioni compaiono 3-4 giorni dopo il parto e tendono a scomparire in un paio di settimane. La causa sembrano essere i cambiamenti ormonali che si verificano dopo aver partorito, in particolare il crollo di estrogeni e progesterone. Solo il 20% di chi soffre di baby blues va incontro a depressione vera e propria.

Sintomi della depressione post partum

Le manifestazioni cliniche della depressione post partum sono più intensi e, soprattutto, più duraturi:

  • forte senso di inadeguatezza o incompetenza.
  • Disperazione.
  • Rabbia.
  • Ipersensibilità.
  • Senso di colpa.
  • Odio.
  • Trascuratezza verso se stesse e verso il bambino.
  • Disturbi del sonno e dell’appetito.
  • Calo del desiderio sessuale.
  • Pensieri suicidari.

Un aspetto molto rilevante è che molto spesso queste mamme hanno delle difficoltà serie a rapportarsi con i loro figli e a prendere confidenza col neonato. Nei colloqui con i medici, queste donne riferiscono di non riuscire ad interagire con il piccolo e di non provare attaccamento nei suoi confronti. Raramente si arriva a vere e proprie psicosi con allucinazioni e stati maniacali (questo è in assoluto lo stadio più grave).

L’importanza dei familiari

Non sempre la depressione post partum viene diagnosticata. Riconoscere presto i campanelli d’allarme significa dare alla mamma una chance di guarire presto. E in questo un ruolo importantissimo lo giocano i familiari che le ruotano attorno: il partner in primis, ma non solo. Anche i genitori della donna e le amiche, che spesso hanno un occhio quasi “clinico” per i malesseri delle persone cui vogliono bene.

Innanzitutto bisogna cercare di distinguere bene se si tratta di un “semplice” baby blues oppure se lo stato della neo mamma nasconde qualcosa di molto più serio. Perché la depressione post partum è un problema serio ed è per questo motivo che non bisogna mai vergognarsi dei sentimenti (in questo caso negativi) che si provano. I familiari devono saper cogliere questi segnali e intervenire nel miglior modo possibile. Se si tratta di baby blues non c’è da preoccuparsi molto. Ma se si è davanti alla depressione post partum l’unico che può fare qualcosa è uno specialista.

Fattori di rischio per la depressione post partum

È difficile prevedere se una donna soffrirà di depressione post partum. Esistono però delle condizioni che sembrano predisponenti:

  • familiarità per disturbi depressivi e ansia.
  • Depressione precedente alla gravidanza (va riferita al proprio medico: eventuali terapie non vanno abbandonate, ma semplicemente adattate alla gestazione).
  • Spiccata sensibilità alle variazioni ormonali.
  • Ansia per il parto.
  • Varie situazioni (dissapori col partner, gravidanza non desiderata, assenza di supporto psico-sociale, lutti in famiglia, perdita del lavoro).

Trattamento della depressione post partum

Una volta riconosciuto il problema (che è la parte più difficile), la cura prevede interventi di tipo diverso. Oltre all’approccio farmacologico, viene proposta la psicoterapia, anche di gruppo. Allo stesso tempo deve essere messa in campo tutta una serie di misure per alleggerire il carico della donna in casa: aiuti concreti, insomma, che possano consentirle di avere del tempo per sé o molto più semplicemente di dormire un paio d’ore per ricaricare le batterie.

Trattamento del baby blues

Molto più facile la gestione del baby blues che, come detto, è una forma più lieve di disturbo. In questo caso, alcuni accorgimenti semplici possono aiutare la mamma a sentirsi meglio. Ad esempio, l’attività fisica. Non occorre stare in palestra 3 ore: basta una camminata all’aria aperta, una nuotata in piscina, una corsa al parco. Il movimento libera endorfine, gli ormoni del benessere, e il beneficio per la donna sarà notevole.

Ritagliarsi spazi propri è fondamentale per combattere il malessere del baby blues. Lasciare al papà o alla nonna il proprio bambino per un caffè con le amiche o una piega dal parrucchiere non deve infondere alcun senso di colpa, ma essere visto solo come una boccata d’aria indispensabile.

Anche l’alimentazione può servire, a patto che sia equilibrata. In particolare, deve aumentare l’apporto quotidiano di magnesio, un antistress naturale che svolge un importantissimo ruolo nella regolazione del sistema nervoso. Cibi particolarmente ricchi di magnesio sono i cereali integrali, le noci, il cacao, i formaggi, la frutta secca, le banane, il latte, gli ortaggi. Utili gli integratori di magnesio. Se è in forma di citrati, viene assorbito ancora meglio dall’organismo e svolge al massimo la sua azione.

I progetti per la prevenzione

A livello locale sono tantissime le iniziative che vengono messe in piedi per cercare di far conoscere quanto più possibile la depressione post partum e per riuscire a captare precocemente i primi segnali (un esempio si può leggere QUI). È importante parlarne e cercare supporto quando si pensa di avere un problema di questo tipo. La vergogna è il peggior alleato della depressione.