A volte, nel tessuto dell’utero si crea una sacca dove si accumula sangue

Non sempre dà sintomi, ma il problema viene scoperto con una visita di routine

Seppur necessario in diverse circostanze, il parto cesareo lascia tra i “ricordi” anche una “bella” cicatrice, che in taluni casi, può dare qualche fastidio. Oggi le tecniche chirurgiche per il parto si sono affinate e le grosse cicatrici sono ormai un brutto e vecchio ricordo. I tagli sono più piccoli e meno profondi, in modo da preservare i tessuti e garantirsi anche una veloce ripresa dal punto di vista estetico. Anche gli integratori di collagene possono aiutare ad aumentare l’elasticità della pelle. Talvolta però la cicatrice causa il cosiddetto istmocele, una complicanza per 1 donna su 4 che effettua un cesareo. Vediamo di cosa si tratta. 

Cause e sintomi di un istmocele

L’istmocele è un’ernia interna del tessuto uterino che si forma dopo il taglio cesareo. Si chiama istmocele perché si crea in un tratto tra il corpo e il collo dell’utero denominato “istmo”. Quest’area – che si allarga molto durante la gravidanza – è la zona che, durante il taglio cesareo, viene incisa e poi suturata per estrarre il bambino. 

L’incisione della parerete uterina porta alla formazione di una cicatrice che può diventare più o meno ipertrofica, causando la formazione di una sacca tra il canale cervicale e l’orifizio uterino interno. In questa “sacca” può raccogliersi il sangue mestruale causando dolori e/o perdite ematiche atipiche. La cicatrice può essere causa di infertilità poiché provoca un’ostruzione al transito degli spermatozoi. Inoltre, può determinare uno stato infiammatorio locale, che a sua volta causa perdite di sangue. 

Infine, con il tempo, la cicatrice stessa può venire rivestita da tessuto endometriale per cui risponde attivamente agli stimoli ormonali causando perdite ematiche. Ad oggi non esistono vere spiegazioni scientifiche del perché alcune cicatrici sono sintomatiche e altre no. 

Le perdite di sangue tra un ciclo e l’altro (spotting) sono il primo campanello d’allarme per una eventuale diagnosi di istmocele. Va ricordato però che talvolta non c’è alcun sintomo particolare. In questo caso, l’istmocele viene scoperto durante un controllo ginecologico di routine.

Come si diagnostica un istmocele

La diagnosi è basata sulla storia clinica della donna (ad esempio, è importante sapere il numero dei parti cesarei cui si è sottoposta), sui sintomi (se ci sono, perché non sempre sono presenti) e sull’ecografia transvaginale.

Come si cura un istmocele

Se l’istmocele non provoca sintomi non viene prescritto nessun trattamento particolare perché significa che il problema è di lieve entità. In caso invece di istmocele sintomatico, la prima strada che si percorre è la somministrazione della pillola estro-progestinica. Lo scopo è quello di regolarizzare il flusso mestruale, evitando l’accumulo di sangue nella “sacca”. In caso di insuccesso si procede con la chirurgia.  

La chirurgia della cicatrice è prettamente isteroscopica e consiste nell’asportazione di una parte della stessa, fino a ricreare la fisiologica anatomia dell’utero. In parole semplici, si rimuovono i bordi della “sacca”, livellandoli con il resto del tessuto. 

La tecnica viene detta istmoplastica. Viene consigliata a tutte quelle donne che presentano sintomi fastidiosi riconducibili alla cicatrice post cesareo oppure a quelle con infertilità secondaria in cui si sono state escluse tutte le altre note cause di infertilità. 

In genere, i medici preferiscono eseguire tale tecnica in sala operatoria con appositi strumenti miniaturizzati, poiché, se fatta in sedazione, non risulta dolorosa. In ambulatorio viene eseguita la diagnosi con isteroscopia diagnostica, ma il trattamento è chirurgico ed avviene in sala operatoria. 

Più dettagliatamente, l’istmoplastica non ha l’obiettivo di riparare il cedimento della parete, che non può essere ricostruita per via isteroscopica (quindi senza un taglio chirurgico sull’addome), ma di “ripulire” la zona da fenomeni cicatriziali ed infiammatori che col tempo possono peggiorare.

Cos’è l’isteroscopia

L’isteroscopia è una tecnica endoscopica mininvasiva ambulatoriale o eseguita anche in sala operatoria che permette la diagnosi e il trattamento delle più comuni patologie ginecologiche. Risulta oggi fondamentale per la rimozione dei polipi, dei fibromi (o miomi) sottomucosi, per il trattamento delle malformazioni uterine ed in particolare per l’utero setto, per la diagnosi del tumore endometriale e per la diagnostica dell’infertilità.

Vantaggi e rischi dell’isteroscopia

Il vantaggio principale della tecnica isteroscopica è quello di poter evitare la chirurgia tradizionale o anche laparoscopica per la rimozione della cicatrice del cesareo. L’intervento dura appena pochi minuti e la ripresa è quasi immediata. I sintomi vengono risolti in oltre l’80% dei casi. 

I rischi sono quelli legati all’isteroscopia operativa e all’anestesia. In generale, la percentuale delle complicanze in isteroscopia operativa è di circa il 2%.