Sono molto frequenti, ma non tutte le mamme le provano

Esistono 4 gradi diversi a seconda della gravità

Nonostante sia forse il periodo giù bello per una donna, la gravidanza porta con sé non pochi pensieri. Tra le varie preoccupazioni che ciascuna futura mamma prova, il parto è un’incognita per tanti versi. Uno degli aspetti che forse tutte temono solo le lacerazioni da parto. A molte è sicuramente capitato di sentire racconti spaventosi sulla gestione dei punti, sul dolore provato e sulle difficoltà anche a stare sedute. Ma è giusto tranquillizzarsi: non per tutte è così e lacerarsi durante le spinte non succede a tutte. E si può anche fare prevenzione. Vediamo un po’ cosa c’è da sapere.

Lacerazioni da parto: cosa sono

Le lacerazioni che si verificano nella zona del perineo durante il parto sono delle ferite che avvengono nel momento dell’espulsione. Il passaggio del bambino può cioè lacerare i tessuti che circondano l’apertura del canale vaginale fino all’ano. Vero è che muscoli e tessuti sono molto resistenti, ma non sono certo indistruttibili. Sembra che circa l’80% delle partorienti vada incontro ad una o più lacerazioni.

Un tipo particolare di lacerazione è l’episiotomia, che però è volontaria. L’episiotomia è un taglio che viene effettuato dall’ostetrica o dal ginecologo quando, per svariati motivi, si deve in qualche modo favorire l’uscita del bambino. Con questo taglio insomma si dà maggiore spazio al bimbo e si viene poi “ricucite” al termine del parto (ne abbiamo parlato QUI in dettaglio).

I gradi delle lacerazioni da parto

Come dicevamo all’inizio, non tutte le donne si lacerano per mettere al mondo il loro figlio e, in ogni caso, non tutte allo stesso modo. La letteratura scientifica distingue 4 gradi delle lacerazioni:

1° grado: lacerazione superficiale che interessa la mucosa vaginale o la cute del perineo, ma senza interessare i muscoli;
2° grado: interessamento dei muscoli perineali, ma non dello sfintere anale;
3° grado: coinvolgimento dello sfintere anale;
4° grado: interessamento di tutto lo sfintere anale e della mucosa rettale.

La lacerazione di 3° grado a sua volta si divide in:

3° grado A: coinvolgimento inferiore al 50% dello sfintere anale esterno;
3° grado B: interessamento maggiore al 50% dello sfintere anale esterno;
3° grado C: lacerazione dello sfintere anale interno ed esterno.

Cause delle lacerazioni da parto

In alcune situazioni ci si lacera con maggiore facilità:

  • Elevato peso del neonato.
  • Posizione occipitale posteriore (la parte posteriore della testa è rivolta verso la colonna vertebrale della mamma).
  • Distocia della spalla.
  • Primo parto.
  • Parto operativo con forcipe o ventosa.
  • Muscoli perineali rigidi.
  • Parto precipitoso.

Conseguenze delle lacerazioni da parto

Il danno che può essere provocato da una lacerazione chiaramente dipende dal grado della ferita e, di conseguenza, dalla quantità di punti che devono essere messi dal ginecologo al termine del parto. Solitamente i fastidi sono passeggeri e destinati a risolversi in poco tempo.

Tra le conseguenze troviamo:

Dolore pelvico e perineale: la sensazione che provano le neo mamme in questo caso è di pesantezza e dolore a livello pelvico. Inoltre, il bruciore causato dai punti può essere parecchio insistente e fastidioso.

Incontinenza urinaria e fecale: a causa dell’indebolimento dei tessuti provocato dalla lacerazione il pavimento pelvico non funziona più come dovrebbe. Ecco che compaiono quindi incontinenza urinaria (ne abbiamo parlato QUI) e, più raramente, fecale. È necessaria una buona riabilitazione.

Prolasso: nei casi più gravi si può verificare il prolasso (cioè la fuoriuscita dalla loro sede naturale) di uno o più organi pelvici (ad esempio, l’utero).

Vulvodinia: il dolore e/o bruciore della zona vulvare (cioè l’apertura del canale vaginale) è molto frequente. Può comportare altri disturbi, come ad esempio l’impossibilità ad avere rapporti sessuali.

Come evitare di lacerarsi durante il parto

Alcuni consigli possono essere utili per non lacerarsi proprio nel momento del parto. Un esempio, è la possibilità di scegliere quale posizione assumere (QUI un approfondimento). Questa libertà consente di assecondare il proprio corpo e di trovare dunque la posizione che più fa sentire a proprio agio.

Altra cosa da ricordare è di non spingere troppo presto. La dilatazione deve essere completa, anche per evitare “strappi” ai tessuti e ai muscoli. È dunque molto importante seguire i suggerimenti delle ostetriche: saranno loro a dire quando è il momento di iniziare le spinte. Diventa dunque fondamentale assecondare il fisiologico andamento del travaglio.

Inoltre, ma questo riguarda per lo più le ostetriche, la manovra di Kristeller andrebbe evitata. Questo sistema per velocizzare l’uscita del bambino può, allo stesso tempo, favorire le lacerazioni.

Prevenzione delle lacerazioni da parto

Giocare d’anticipo può fare la differenza. Perché – ribadiamo – non tutte le donne si lacerano durante il parto. La cosa assolutamente indispensabile da fare è prendere confidenza col proprio corpo e, in particolare, conoscere il proprio pavimento pelvico. Che ha un ruolo importantissimo. Bisogna cercare di rinforzare i tessuti in vista del parto e questo può essere fatto con una doppia strategia: esterna e interna.

Il pavimento pelvico può essere rafforzato con una serie di facili esercizi, chiamati esercizi di Kegel. Consistono nel contrarre e rilassare i muscoli pelvici, un po’ come se si dovesse trattenere il flusso dell’urina. Si può fare in qualunque momento della giornata e la sequenza va ripetuta diverse volte. Utilissimo è poi il massaggio del perineo che consiste nel massaggiare, per l’appunto, la zona tra ano e vagina già a partire dalle 35 settimane di gestazione. Si può usare il comune olio d’oliva oppure chiedere consiglio all’ostetrica.

Prevenzione anche da dentro, dicevamo. Come? Con specifici integratori di collagene. Questa sostanza è ciò che rende forti i tessuti dell’organismo, è la struttura cioè che sta alla base di muscoli e tendini. È il corpo stesso a produrre collagene, ma questo non sempre basta. Quindi una supplementazione, da cominciare già in gravidanza, può essere molto utile.

Dopo quanto tempo si rimarginano i punti

I punti che vengono applicati sono riassorbibili, cioè vengono assorbiti dall’organismo dopo un periodo di tempo che va da 7 a 10 giorni. Non c’è dunque bisogno dell’intervento del ginecologo per rimuoverli. È innegabile però che i punti possono dare fastidio, talvolta far male o dare una sensazione di prurito. Che fare dunque?

Innanzitutto è necessario garantirsi la massima igiene ogni volta che si va in bagno. Non ci si deve strofinare con la carta igienica, ma tamponare in modo molto leggero. Lo stesso vale quando ci si lava. È sempre consigliabile usare prodotti delicati, senza sapone e specifici: basterà chiedere consiglio all’ostetrica o al ginecologo.

Bisogna evitare di tenere umida la zona dei genitali, cambiando spesso l’assorbente usato per le perdite. Se il dolore è molto forte si può chiedere ad un esperto cosa poter mettere per alleviarlo. Le creme alla calendula potrebbero essere efficaci, ma sempre meglio domandare. Un’idea è comunque quella di fare gli impacchi con il ghiaccio.