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In Italia, ogni anno, colpisce circa 300 bambini
Nel 90% dei casi si verifica sotto i 6 mesi di vita
L’argomento è di quelli che fanno paura. Uno di quelli che si preferirebbe non affrontare mai per il timore che possa verificarsi qualcosa di brutto. Una cosa però è certa: la morte in culla si deve conoscere. E per un solo motivo: per cercare di mettere in pratica tutto quello che si può fare per evitarla. Eppure, talvolta le precauzioni non bastano e – semplicemente e drammaticamente – è solo un evento che capita, con tutti i sui risvolti terribili.
Nei corsi preparto almeno un accenno alla morte in culla viene fatto. Far conoscere questo fenomeno ai futuri genitori è importante perché su alcuni fattori di rischio intervenire si può. Quando si sceglie il proprio corso di accompagnamento alla nascita (ne abbiamo parlato QUI) è corretto chiedere se sarà dedicato un po’ di tempo anche a questo tema. Vediamo intanto le cose basilari da sapere.
Cos’è la morte in culla
Il termine scientifico è Sids, acronimo che sta per Sudden infant death syndrome. È la morte improvvisa e inspiegabile di un neonato. Nei Paesi industrializzati è la prima causa di decessi tra 1 e 12 mesi di vita. Inspiegabile, sì: perché le ragioni della morte in culla (o morte bianca) non si conoscono con esattezza. Nella maggior parte dei casi, infatti, i piccoli sono sanissimi, senza alcun problema apparente di salute. Spesso, neanche le autopsie sui corpicini riescono a dare una spiegazione.
Incidenza della morte in culla
L’incidenza media per Sids è di circa un caso ogni 2.000/3.000 bambini nati vivi. In Italia, questo si traduce in circa 300 episodi all’anno. Quasi sempre l’evento si verifica intorno a 2-4 mesi e nel 90% dei casi nei primi 6 mesi di vita.
La morte in culla solitamente avviene durante il sonno e più frequentemente durante i mesi invernali. I maschi sono più a rischio rispetto alle femmine e i neonati prematuri sono più colpiti rispetto ai coetanei nati a termine di gravidanza.
Cause della morte in culla
Come dicevamo più sopra, non esiste una ragione nota per questa tragica circostanza. In corso ci sono però molteplici studi scientifici che stanno cercando di indagare le possibili cause. Le ricerche si stanno concentrando sulle anomalie a carico delle strutture cerebrali (cosiddetti nuclei troncoencefalici) implicate nel controllo dell’attività cardiaca e respiratoria durante il sonno. Inoltre, si stanno facendo indagini sulla genetica, sulla conduzione dell’attività cardiaca e sull’influenza esercitata nei primi mesi di vita dai fattori di rischio ambientali.
Prevenzione della morte in culla
Nel corso degli anni, grazie a capillari campagne informative sulla Sids, il numero degli episodi si è fortunatamente ridotto. Oggi si sa con certezza che alcuni comportamenti sono fondamentali per diminuire il pericolo di andare incontro alla morte in culla. Eccone alcuni:
- il neonato deve dormire sempre a pancia in su, sia di giorno che di notte. La posizione supina è la più sicura.
- Il bambino deve dormire su una superficie rigida: sì quindi ad un materasso per culla certificato. No quindi a superfici morbide o cuscini.
- Nel lettino non devono esserci giocattoli, peluche, cuscini. Attenzione alle coperte e alle lenzuola: la misura deve essere giusta, non devono essere troppo larghe.
- Sul viso del neonato non deve stare mai nulla.
- Non fumate in presenza del bambino o nella stanza in cui dorme.
- Nelle primissime settimane di vita è consigliabile avere culla o lettino accanto al letto dei genitori.
- Il piccolo non deve mai essere troppo coperto: per dormire basta un pigiamino leggero. Se ha la febbre, bisogna tenerlo scoperto.
- La temperatura della stanza va impostata a 18-20 gradi.
Sids e sonno del neonato
La posizione supina è quella che garantisce la massima protezione ai neonati. Quella laterale o rannicchiata non sono altrettanto sicure, mentre quella a pancia in giù può essere pericolosa. E non ha nessuna importanza che, in tempi passati, la raccomandazione fosse proprio quella di tenere i bimbi col pancino a contatto col materasso. La scienza va sempre avanti e la teoria oggi ritenuta valida è quella della posizione supina sempre e comunque.
Stare a pancia in su non aumenta il rischio di inalazione in caso di rigurgito o reflusso gastroesofageo. Viceversa, quella prona è correlata ad un incremento del rischio di Sids pari a oltre dieci volte. Anche quella di fianco aumenta le possibilità di morte in culla di tre volte.
Dai 4-5 mesi in poi, il bambino sarà in grado di girarsi da solo nel lettino. A quel punto “deciderà” lui quale posizione assumere. Fino a quel momento sono mamma e papà a stabilirlo per lui: pancia in su.
Altri fattori di protezione dalla morte in culla
Oltre ad essere il miglior alimento per i primi mesi di vita del neonato, l’allattamento al seno svolge una funzione protettiva anche per la Sids. La stessa cosa vale per il ciuccio. Infatti, è la suzione a proteggere il neonato dal rischio morte in culla.
Per quanto riguarda il succhiotto, va dato solo se il bimbo lo accetta (mai forzare la cosa, ad esempio cospargendolo di zucchero o miele. Il miele è vietato sotto l’anno di età). Inoltre, va offerto ad allattamento bene avviato per non interferire, quindi dopo il primo mese di vita.
Sids e fumo di sigaretta
I figli di donne che hanno fumato in gravidanza sono più esposti alla morte in culla. Il rischio è collegato alla quantità di sigarette fumate. In particolare, fumare da 1 a 9 sigarette sembra aumentare il rischio di Sids di 4 volte, da 10 a 19 sigarette di 5 volte, oltre 20 sigarette al giorno incrementa il rischio di 8 volte.
Anche il fumo passivo aumenta il pericolo. Questo varia a seconda del numero dei fumatori, del tempo di esposizione e del numero di sigarette. Va anche sottolineato che tale rischio è sensibilmente incrementato se al fumo si associa la posizione prona durante il sonno.
Per saperne di più: www.sidsitalia.it.
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