È provocata da una posizione anomala di questo organo temporaneo

In alcuni casi è necessario partorire con un cesareo programmato

La placenta è un elemento fondamentale della gravidanza perché è fonte di vita per il feto. È il principale legame tra mamma e bimbo ed ha il compito di proteggere il piccolo, di nutrirlo e di supportarne lo sviluppo nel corso del tempo. Qualche volta però la placenta non è perfetta e presenta alcuni difetti, ad esempio nel diametro, nella forma, nell’aderenza o nella posizione. Vogliamo parlare proprio dell’ultimo caso, cioè della cosiddetta placenta previa, che a volte può diventare un problema per la gravidanza. Vediamo di cosa si tratta. 

Le funzioni della placenta

La placenta è un organo temporaneo che si forma a partire dalla quarta settimana di sviluppo dell’embrione. Ha la forma di un disco che aderisce alla parete dell’utero con al suo interno i vasi sanguigni materni e quelli fetali. Non c’è però contatto diretto tra sangue materno e quello fetale, cioè il passaggio delle sostanze nutritive e dell’ossigeno avviene attraverso la cosiddetta barriera placentare, una membrana molto sottile.

La placenta fornisce ossigeno al feto e allontana l’anidride carbonica, depura i liquidi corporei e permette il passaggio di anticorpi impedendo l’accesso di elementi patogeni. La forma base è di solito rotonda oppure ovale con due superfici piatte ed un margine di poco più spesso; è dotata di 2 appendici e cioè la membrana fetale ed il cordone ombelicale.

Viene espulsa dopo il parto, in una fase detta “secondamento”. Dopo la nascita del bambino, con un’ulteriore contrazione l’utero elimina la placenta. In genere questo avviene in breve tempo, ma se non dovesse verificarsi entro un’ora potrebbe essere necessario l’intervento dei medici. 

Cos’è la placenta previa

La placenta previa è un difetto della posizione della placenta. In questa situazione, invece di inserirsi normalmente nella parte superiore della cavità uterina, la placenta si colloca nella parte bassa. Così va a coprire, in parte o interamente, l’orifizio uterino che conduce al collo dell’utero. In parole povere, crea una barriera tra utero e vagina.

La placenta previa non è una eventualità rara perché interessa una gravidanza su 200. Può essere rischiosa durante il parto perché la dilatazione della cervice uterina può causare il distacco della placenta con conseguenze anche gravi. Ecco perché in caso di placenta previa si programma quasi sempre un cesareo. 

Come si diagnostica la placenta previa 

Questo problema viene scoperto con l’ecografia. In genere, il momento tipico in cui viene fatta la diagnosi è l’ecografia morfologica. Prima non è semplice individuare una placenta previa. Spesso si risolve da sola entro 28 settimane circa: l’aumento delle dimensioni dell’utero la fa “alzare” naturalmente, portandola in posizione normale. Ma ciò non accade in tutti i casi.

All’inizio la placenta previa non dà particolari sintomi. Dalla fine del secondo trimestre in poi possono però verificarsi perdite di sangue rosso vivo.

Tipi di placenta previa

Esistono due forme di placenta previa, marginale o centrale. Nel primo caso l’organo copre solo parzialmente l’orifizio uterino interno, mentre nel secondo è completamente coperto. 

Con la placenta previa marginale può esserci qualche episodio di sanguinamento legato a piccoli distacchi, ma in generale è la condizione meno preoccupante. Il parto naturale non è infatti escluso a priori, ma potrebbero esserci buone possibilità di riuscire a farlo, anche se sotto strettissimo controllo medico. 

La placenta previa centrale è invece una situazione decisamente più seria perché i sanguinamenti potrebbero essere importanti. Spesso vengono prescritti riposo e divieto ai rapporti sessuali per evitare contrazioni e/o perdite di sangue. In questo caso viene sempre programmato un parto cesareo perché il rischio di un distacco di placenta potrebbe essere alto e molto pericoloso per il bambino. 

Fattori di rischio per placenta previa 

  • Gravidanza oltre i 35 anni.
  • Multiparità (gravidanze successiva alla prima).
  • Precedente parto cesareo.
  • Gravidanza gemellare.
  • Anomalie uterine (ad esempio, fibromi).
  • Abitudine al fumo. 

Trattamento della placenta previa 

Quando viene diagnosticata la placenta previa i controlli col ginecologo diventano più serrati per verificare che non ci siano complicanze, come ad esempio una scarsa crescita fetale, rottura prematura delle membrane o presentazione anomala del bambino. Alla mamma viene ovviamente raccomandato di non strapazzarsi troppo. 

Diverso il caso dei sanguinamenti prima della 36esima settimana. Se si verifica un episodio, di solito la futura mamma viene ricoverata e le viene imposto il riposo. Se il sanguinamento si ferma potrà tornare a casa. Nel caso in cui però l’evento si ripresentasse, è necessario recarsi nuovamente in una struttura sanitaria, dove la situazione sarà monitorata attentamente. A seconda delle condizioni generali di mamma e bambino, potrebbe anche essere anticipato il parto e, se non sono state superate le 34 settimane, somministrati dei cortisonici per lo sviluppo polmonare del feto. Comunque sia, in caso di diagnosi di placenta previa, è opportuno farsi seguire in un ospedale attrezzato e di livello assistenziale avanzato.