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Eseguita una nuova e impegnativa tecnica al San Raffaele di Milano
La prevenzione è facile: basta prendere acido folico con regolarità
Un intervento chirurgico impegnativo e altamente specialistico per correggere già durante la gravidanza la spina bifida. Fino a pochi anni fa tutto questo sarebbe sembrato impossibile: oggi invece è una strada che si può percorrere con successo per combattere questa insidiosissima malattia. Ed è un merito tutto italiano: l’operazione è stata condotta per la prima volta in Europa all’Ircss Ospedale San Raffaele di Milano e ora il piccolino è in grande ripresa. Vediamo i dettagli.
Cos’è la spina bifida
Questa patologia rientra nel gruppo dei cosiddetti difetti del tubo neurale e, in Italia, colpisce una gravidanza su 1.300. La spina bifida è una malformazione genetica che interessa la colonna vertebrale del bambino nei primi mesi di gestazione. Le conseguenze possono essere disabilità motorie e problemi funzionali a carico di diversi organi.
La malattia si manifesta con perdita della mobilità degli arti inferiori, difficoltà nel controllo degli sfinteri, complicazioni neurologiche. Sono coinvolti midollo spinale, cervello, cervelletto, tronco e strutture adiacenti. Il difetto principale è la mancata chiusura degli archi posteriori delle vertebre (lombo-sacrali, lombari, toraciche o cervicali) che provoca la fuoriuscita all’esterno del midollo spinale (ernia).
Come si diagnostica la spina bifida
Questo difetto del tubo neurale può essere scoperto con un’ecografia intorno alla 14esima settimana oppure con l’amniocentesi. Facendo gli screening viene analizzata la quantità di alfafetoproteina, una sostanza che, associata ad altri parametri, è in grado di dare informazioni importanti su alcune malformazioni, come la spina bifida, l’anencefalia o la sindrome di Down.
Le due forme di spina bifida
La prima è quella cosiddetta occulta. Nella maggior parte dei casi non ci sono sintomi specifici, soprattutto tra i neonati e bimbi piccoli. Potrebbero essere presenti delle fossette o dei ciuffi di peli nella zona presacrale. Non ci sono danni al midollo, che però potrebbe essere “ancorato” in una posizione più bassa del normale. Ecco perché l’intervento chirurgico viene detto di “disancoraggio”.
La seconda è la spina bifida manifesta, cioè con manifestazioni cliniche evidenti. Ne fanno parte il meningocele (protusione delle meningi), il mielocele (protusione del midollo spinale) e il mielomeningocele (protusione di entrambi). Quest’ultimo è il caso più complesso e riguarda il 96% di bimbi con spina bifida manifesta.
Fattori di rischio
Alcune condizioni sembrano predisporre alla comparsa di spina bifida. Eccone alcune:
- iperglicemia.
- Obesità.
- Predisposizione genetica.
- Carenza di acido folico.
- Assunzione di alcuni farmaci in gravidanza (ad esempio gli antiepilettici).
- Uso di pesticidi e cibi contaminati.
- Effetto di campi elettromagnetici.
Prevenzione della spina bifida
La spina bifida può essere prevenuta in una percentuale altissima di casi e dipende tutto dalla futura mamma. La prima regola basilare è quella di avere un’alimentazione ricca di folati, vitamine del gruppo B che hanno un ruolo fortemente protettivo. Agrumi, legumi, barbabietole, spinaci, cereali integrali, banane, fragole, fegato, frutta secca, asparagi ne contengono buone quantità, ma purtroppo i folati si disperdono facilmente con la cottura.
È quindi indispensabile prendere integratori di acido folico per bocca. Chi pianifica una gravidanza dovrebbe già iniziare ad assumerlo prima del concepimento, in modo da proteggere precocemente la futura vita da difetti del tubo neurale e dalla spina bifida. L’acido folico va poi continuato almeno per i primi tre mesi di gravidanza, ma i ginecologi quasi sempre lo fanno proseguire fino al parto.
Quatrefolic è l’acido folico più moderno che ci sia perché è la forma attiva di acido folico. Questo significa che viene assunto completamente e risolve il problema degli accumuli di metaboliti che si formano durante il normale processo di metabolizzazione dell’acido folico. Infine, il migliore assorbimento lo garantisce la formulazione in compresse masticabili.
Il “miracolo” della chirurgia
Spesso, la neurochirurgia è in grado di dare risultati molto positivi, però non sempre ciò accade: dipende dalla gravità della malformazione, dal danno al midollo e dalle condizioni generali del bambino. I neonati vengono operati già i primi giorni dopo la nascita per evitare infezioni e altre problematiche. Oggi quasi tutti i piccoli vengono salvati.
Il caso del San Raffaele di Milano apre nuove speranze. Il piccolino è stato operato nel grembo materno, quando la mamma era solo alla 22esima settimana di gravidanza. Si è trattato di un delicato intervento di micro-neurochirurgia. La sua malformazione congenita si trovava sul dorso. I chirurghi hanno eseguito una piccola incisione sull’utero, sono entrati nel sacco amniotico e hanno risolto la malformazione dorsale, ricostruendo le strutture anatomiche con l’impiego di strumenti molto moderni.
Il bimbo è poi nato a 35 settimane con un parto cesareo. Nei giorni scorsi, l’équipe multidisciplinare che lo ha in carico ha confermato le sue buoni condizioni di salute: il bambino muove le gambe in maniera normale e non avrà quindi bisogno di essere sottoposto ad altri interventi chirurgici.
Secondo i medici che hanno eseguito l’operazione, i bambini con spina bifida che vengono operati in utero hanno maggiori possibilità di un recupero, rispetto a quelli su cui si interviene dopo la nascita. Questo perché, rimanendo ancora protetti nella pancia della mamma, il processo di riparazione può continuare fino al parto.
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