Serve ad individuare un batterio che può nuocere al bambino

In caso di esito positivo vengono somministrati antibiotici

Uno degli ultimi esami che viene prescritto verso la fine della gravidanza è il tampone vaginale che, spesso, viene accoppiato ad uno rettale. È un test molto semplice, non invasivo e non doloroso, ma necessario: serve infatti a rilevare la presenza di un batterio che, in caso di parto per via vaginale, può creare qualche problema a mamma e bambino.

Vediamo quindi cos’è il tampone vaginale, come viene fatto e perché è così importante per la salute.

A cosa serve il tampone vaginale

Il tampone vaginale e rettale ha lo scopo di individuare lo Streptococco beta-emolitico di tipo B o Streptococcus agalactiae. Questo batterio – presente in circa 2 donne incinta su 10 – è “silenzioso” e, per tale motivo, subdolo. Chi ce l’ha infatti non se ne accorge neppure perché non dà sintomi. Prurito, bruciore, perdite, cattivi odori possono essere causati da un esercito di batteri, ma solitamente non da questo.

Lo Streptococco di tipo B però può nuocere al bambino che potrebbe infettarsi durante il parto, nel passaggio attraverso il canale vaginale. Anche se non è un’evenienza molto frequente, il batterio può causare infezioni serie, comprese la meningite e la polmonite.

Ma non è tutto. Lo Streptococco può essere pericoloso anche per la mamma e provocare rottura delle membrane e parto prematuro. Ecco quindi perché è fondamentale sapere se c’è o non c’è.

Quando e come si fa il tampone vaginale

Il tampone vaginale si esegue nel terzo trimestre, in genere tra la 35esima e la 37esima settimana. Attraverso una specie di lungo cotton fioc, viene prelevato un campione di secrezione vaginale. È un esame velocissimo e per nulla doloroso. È diverso dal pap test, che invece serve a prelevare campioni di mucosa cervicale per evidenziare eventuali lesioni precancerose (ne abbiamo parlato QUI).

Come detto, spesso viene fatto anche a livello rettale perché la contaminazione tra i due ambienti è molto facile. Per questo motivo è importantissima l’igiene intima. Bisogna sempre far attenzione a lavarsi in modo corretto per evitare il passaggio di germi dalla zona anale a quella vaginale. 

Il tampone può essere fatto in ospedale e in qualsiasi laboratorio d’analisi. 

Cosa fare prima del tampone vaginale

Piccole regole prima di eseguire il tampone: nelle 24 ore precedenti all’esame si devono evitare i lavaggi vaginali, i rapporti sessuali o le terapie a base di creme o ovuli. Inoltre, è necessario non aver assunto antibiotici nei 5 giorni precedenti perché potrebbero alterare la flora vaginale. Tutte queste circostanze potrebbero influenzare il risultato del test.

Tampone vaginale positivo

E se il tampone vaginale è positivo allo Streptococco? Niente panico. La soluzione è una terapia antibiotica. Questa viene somministrata all’inizio del travaglio, di solito per via endovenosa. È il modo più massiccio e veloce per “ripulire” la vagina dal batterio e consentire un parto in tutta sicurezza. In genere, la somministrazione inizia 4 ore prima del parto, un tempo sufficiente, o comunque il prima possibile.

La domanda se questi farmaci possono in qualche modo far male al bambino è lecita, ma la risposta è tranquillizzante. Gli antibiotici somministrati sono del tutto innocui per il feto. Il piccolo sarà ancora più protetto.

Tampone vaginale e parto cesareo

In caso di parto cesareo la profilassi antibiotica non sarà fatta e il motivo è molto semplice: il bambino non viene a contatto con il canale vaginale, quindi non può infettarsi. Questo però non vale se c’è stata rottura delle membrane: in questo caso, sarà dato comunque il farmaco.

Tampone vaginale e controlli sul neonato

In caso di mamma positiva allo streptococco di tipo B, subito dopo il parto, il neonato sarà immediatamente sottoposto a controlli per verificare che non sia stato contagiato. Gli verrà fatto un tampone a livello oro-faringeo e alle orecchie. In caso di esito positivo gli saranno dati degli antibiotici.