Tra astensioni e congedi si può rimanere a casa un po’. E dopo?

L’arrivo del bimbo comporta spese in più. E quindi lavorare può essere indispensabile

La nascita di un bambino comporta inevitabilmente l’aumento delle spese in qualunque famiglia. Per quanto si possa cercare di risparmiare, il portafoglio può essere messo a dura prova. Ecco quindi che la mamma lavoratrice ad un certo punto si trova davanti ad un bivio: torno al lavoro o resto a casa? E se vado in ufficio, come faccio ad allattare il mio piccolo?

Pensare di poter dedicare alla propria attività professionale le stesse energie che si impiegavano prima di diventare mamme è un po’ complicato. Allo stesso tempo però decidere di abbandonare il proprio posto di lavoro è una scelta importante e non sempre facile. È comunque buona regola informarsi sui congedi parentali, le indennità e le facilitazioni cui si ha o meno diritto.

In particolare, per il primo anno di vita del piccino, le mamme che lavorano godono di due ore al giorno di permessi di riposo per allattare. È un diritto garantito anche a chi non allatta.

La legge italiana prevede per le donne lavoratrici un congedo obbligatorio di 5 mesi che vanno distribuiti prima e dopo il parto: 3 mesi prima e 2 dopo oppure 1 prima e 4 dopo. L’indennità è pari all’80 per cento dell’ultima retribuzione mensile percepita. Questi 5 mesi sono ideali per impostare al meglio l’allattamento e entrare a “regime”.

Tornare al lavoro il primo semestre dopo il parto

Se la mamma è costretta a riprendere a lavorare abbastanza presto – entro il sesto mese – l’allattamento è ancora fondamentale. È quindi giusto prepararsi con un certo anticipo a questo “distacco”.

Una volta che l’allattamento è ben avviato, si può iniziare ad abituare il neonato a prendere il latte materno anche con un cucchiaino o con il biberon.

Meglio cominciare presto a tirare il latte e a congelarlo per farne una scorta. Quando il seno è particolarmente pieno si può svuotare anche sul proprio posto di lavoro. Basterà portare con sé un tiralatte. Il latte poi va conservato in frigorifero o in una borsa termica.

Un altro consiglio è quello di allattare il bambino poco prima di uscire da casa e pure al rientro, anche se dovesse essere molto tardi.

In alcuni luoghi di lavoro è permesso tenere con sé il neonato, in una fascia o nel marsupio, oppure farselo portare dal papà o da un familiare per allattarlo.

Prima di rientrare al lavoro bisogna istruire la persona che si prenderà cura del bebè quando la mamma non è in casa. Ad esempio, sarà necessario spiegare come si scongela e prepara il latte materno conservato nel freezer.

Tornare al lavoro dopo il primo semestre di vita del bimbo

Questo secondo caso è più semplice da gestire perché il ritorno alla propria professione coincide con l’avvio dello svezzamento. Quindi, durante l’assenza della mamma, il piccolo potrà nutrirsi anche con i primi cibi solidi e iniziare a bere un po’ di acqua. Per il resto si potrà continuare a somministrare il proprio latte appena si rincasa.