Prenderla è difficile, ma non certamente impossibile

Le regole da seguire per prevenire l’infezione sono poche

Le infezioni che possono essere prese in gravidanza sono parecchie e più o meno gravi. Ma ce n’è una su tutte che mette ansia alle future mamme: è la toxoplasmosi. Fa così paura da riuscire a condizionare moltissimo la vita delle donne incinte, spaventate da cibi e animali. Ma ciononostante sono ancora molti i falsi miti che aleggiano attorno alla toxoplasmosi e che invece vanno rimossi per far spazio ad informazioni veramente corrette. Che ora cercheremo di dare.

Cos’è la toxoplasmosi

Si tratta di una zoonosi, cioè una malattia infettiva degli animali, ma trasmissibile all’uomo. Responsabile della patologia è il Toxoplasma gondii, un microrganismo che può infettare molti animali: mammiferi, uccelli e rettili. Il contagio tra essi avviene attraverso l’ingestione di carne infetta.

La toxoplasmosi è temibile in gravidanza perché può essere trasmessa al feto, con conseguenze anche importanti, a seconda del momento in cui viene contratta. Può inoltre essere pericolosa nei soggetti immunodepressi, cioè con il sistema immunitario indebolito: esempi sono le persone malate di tumore o di Aids o che sono state sottoposte ad un trapianto di organo.

Il parassita non si trova solo nella carne, ma anche nelle feci di animali infetti.

Trasmissione dell’infezione

Uno studio condotto in diversi centri europei (tra cui uno di Napoli e uno di Milano) ha evidenziato come il principale veicolo di trasmissione sia la carne poco cotta. Tra il 30 e il 63% dei casi sono da imputare proprio a questa abitudine. Secondo la stesa ricerca, anche la manipolazione di orti e giardini è veicolo di infezione. Gli animali infetti (ad esempio i gatti randagi), defecando sulla terra, possono contaminarla. Chi fa giardinaggio deve quindi lavare molto bene le mani prima di mangiare o di toccarsi le mucose degli occhi.

Il contagio avviene per via oro-fecale. Ciò significa che si deve ingerire un alimento che è stato a contatto con le feci di un animale infetto. Da ciò si evince che ammalarsi non è così semplice come si potrebbe pensare. Bisogna però prestare attenzione a precise regole di igiene, come ad esempio cuocere bene la carne oppure lavare con cura frutta e verdura che si consumano crude.

Una volta che si contrae l’infezione si rimane immuni per tutta la vita: non c’è cioè il rischio di prenderla una seconda volta.

Sintomi della toxoplasmosi

Non sempre l’infezione comporta disturbi. In tal caso passa inosservata e viene scoperta soltanto con il Toxo-test, l’esame del sangue che permette di scoprire se la malattia è in atto o se si è avuta in passato.

Possibili sintomi della toxoplasmosi sono:

  • ingrossamento dei linfonodi.
  • Malessere generale.
  • Sensazione di “ossa rotte”.
  • Mal di testa.
  • Talvolta febbre.
  • Stanchezza.
  • Mal di gola.
  • A volte ingrossamento di fegato e milza.

Solo raramente possono esserci sintomi gravi come corioretinite (malattia dell’occhio che può compromettere la vista) o che coinvolgono il cervello o il sistema immunitario.

Toxoplasmosi in gravidanza

Se contratta quando si aspetta un bambino, la patologia può essere pericolosa per il feto perché l’infezione attraversa la placenta. A seconda del periodo della gravidanza può comportare conseguenze diverse. La possibilità che una mamma possa trasmettere al figlio la toxoplasmosi aumentano man mano che la gravidanza va avanti. Ecco perché non si deve mai abbassare la guardia, neanche quando manca poco al parto.

Le complicazioni per il feto sono più gravi se la malattia viene presa durante il primo trimestre: possono verificarsi aborto, idrocefalia, lesioni cerebrali che potrebbero comportare ritardo mentale o epilessia, problemi alla vista (fino alla cecità).

Se invece la trasmissione materno-fetale avviene dopo le 16-24 settimane di gravidanza, alla nascita il bambino potrebbe apparire del tutto normale (succede nel 90% dei casi di toxoplasmosi contratta in gravidanza): saranno necessari controlli serrati almeno per tutto il primo anno di vita e indagini strumentali raffinate soprattutto per verificare danni al cervello o all’occhio.

Diagnosi di toxoplasmosi

Quando la gravidanza inizia (o anche in fase preconcezionale), il ginecologo prescrive il Toxo-test, un esame del sangue che serve a rilevare la presenza degli anticorpi contro la toxoplasmosi. Se ci sono, significa che la donna è entrata in contatto con il parassita e bisogna capire se è ancora in una fase a rischio oppure no.

Se dall’esame spuntano gli anticorpi IgG, la mamma è protetta e non dovrà più ripetere il test. Se invece non compaiono né anticorpi IgM (che indicano la fase attiva della malattia, quella pericolosa per il bambino) né IgM, il controllo va ripetuto durante la gravidanza.

Quando gli anticorpi IgM sono positivi non significa necessariamente che l’infezione sia in atto: è quindi necessario sottoporsi ad esami più approfonditi per verificarlo. In genere, si fanno in centri specializzati.

Quando viene confermata la diagnosi, il bambino sarà seguito in modo attento per il primo anno di vita, anche se alla nascita non presenta sintomi di malattia.

Trattamento della toxoplasmosi in gravidanza

La trasmissione dell’infezione al feto può essere bloccata attraverso la somministrazione di antibiotici. Quello più utilizzato è la spiramicina. Un’associazione che pare essere più efficace è quella di pirimetamina e sulfadiazina. Queste due molecole sarebbero in grado di bloccare la comparsa di problemi durante il primo anno di vita del bambino.

Le regole da seguire

Un vaccino contro la toxoplasmosi non esiste. Di conseguenza, l’unica maniera per non andare incontro a problemi è la prevenzione. Basta solo seguire attente norme igieniche:

  • non mangiare carne cruda: tra questa rientrano anche alcuni salumi come il prosciutto crudo, la bresaola, il salame, la pancetta, lo speck, il capocollo. Sì invece a prosciutto cotto o mortadella. La cottura oltre i 70-75° uccide completamente il parassita.
  • Acquistare i salumi permessi in vaschette preconfezionate: la contaminazione nell’affettatrice del salumiere è difficile, ma meglio non rischiare.
  • Lavarsi sempre bene le mani dopo aver maneggiato la carne cruda e lavare con acqua calda e detersivo (o meglio ancora in lavastoviglie) gli utensili che sono stati utilizzati per prepararla. Pulire bene anche i ripiani.
  • Lavare con molta cura frutta e verdura che si consumano crude: se possibile, meglio sbucciarle. Si possono comunque lasciare a lungo in acqua e bicarbonato o amuchina.
  • Usare sempre i guanti se si fa giardinaggio e lavare bene le mani al termine dell’operazione.
  • Evitare di pulire la lettiera del gatto: meglio farlo fare a qualche altro membro della famiglia.

Gatti e toxoplasmosi

Ancora molto spesso, le donne incinte pensano di dover allontanare il loro gatto da casa per evitare di ammalarsi. Ma non è così. Innanzitutto perché i gatti domestici hanno poche occasioni di stare fuori e di poter quindi mangiare ad esempio un uccello infetto o di stare sulla terra. E, in secondo luogo, per essere sicure al 100%, basta solo non pulire la sua lettiera e dargli da mangiare cibo in scatola.

I gatti randagi invece potrebbero essere più facilmente veicolo di trasmissione, ma anche in questo caso non è poi così facile essere contagiate: bisognerebbe mangiare qualcosa che è stato contaminato dalle feci del gatto infetto (ecco perché bisogna lavare accuratamente i vegetali).

Una precisazione: i cani possono ammalarsi di toxoplasmosi, ma senza trasmetterla all’uomo. Nessun problema quindi per i nostri amici a 4 zampe.

Cibi non coinvolti nella toxoplasmosi

Molti dei falsi miti cui facevamo riferimento riguardano alcuni cibi che, erroneamente, si pensa possano veicolare l’infezione. Un esempio molto frequente è quello del pesce crudo. Sushi, sashimi e tartare non hanno nulla a che vedere con il Toxoplasma gondii, ma con altri agenti patogeni sì: il pesce crudo può trasmettere salmonella, anysakis, epatite A, che danno disturbi fastidiosi, ma certamente meno gravi della toxoplasmosi.

Anche il latte e i suoi derivati nulla hanno a che fare con questa patologia. Possono piuttosto essere vettori di listeriosi quando vengono assunti crudi e non pastorizzati.

Anche le uova non sono colpevoli di trasmettere la toxoplasmosi: in gravidanza vanno comunque mangiate cotte per scongiurare il pericolo di salmonellosi, che dà disturbi gastrointestinali anche severi. È opportuno lavarsi bene le mani dopo averle maneggiate.