Tra tisane, attività fisica e rapporti sessuali le strade sono tante

Non è detto che servano: un bimbo nasce solo quando è pronto

Quasi tutte le mamme arrivano alla fine della gravidanza stanche. Ma la cosa che le accomuna tutte è il desiderio impellente e irresistibile di stringere tra le braccia il bimbo che hanno tenuto per 9 mesi nella pancia. Quando si avvicina la data presunta del parto questa “ansia” diventa davvero forte. Figuriamoci dunque se si supera il fatidico traguardo e il piccoletto si fa attendere ancora. Ecco dunque che si vorrebbe accelerare quanto più possibile il travaglio. 

Diciamolo pure senza problemi. La paura delle donne che vanno oltre la “scadenza” della gravidanza è quella dell’induzione (ne abbiamo parlato QUI). In genere, i racconti di chi ci passa non sono particolarmente tranquillizzanti. E dunque si farebbe qualsiasi cosa per far partire naturalmente le contrazioni “giuste” e partorire senza aiuti esterni. Vediamo alcuni metodi naturali per tentare questa strada. Non è detto infatti che funzionino: il corpo è una macchina precisissima e calcola alla perfezione tempi e modi del lieto evento. Il bimbo verrà alla luce quando è veramente pronto.

Travaglio: stimolarlo con le erbe naturali

I suggerimenti per far partire il travaglio a base di erbe vanno per la maggiore. Vediamo i più “gettonati”. 

L’olio di ricino è consigliato molto spesso per cercare di avviare il travaglio. In realtà, si tratta di un lassativo naturale. Il principio su cui si basa è che, stimolando l’attività intestinale, potrebbe avere lo stesso effetto anche sulle contrazioni uterine. Non va preso però alla leggera, ma sempre sotto consiglio e controllo di ostetrica o ginecologo. Il rischio è che possa provocare una colica, con dolori addominali, diarrea e crampi. Insomma, il risultato potrebbe essere solo un antipatico mal di pancia. 

L’apermus invece è un rimedio omeopatico che, tra le varie proprietà, avrebbe anche quella di accelerare l’avvio del travaglio, rendendo il collo dell’utero più morbido e agevolando la dilatazione. Molte ostetriche lo suggeriscono, ma chiaramente sarebbe opportuno farsi seguire da un omeopata, che indichi modi, quantità e tempi di assunzione. Di solito, i granuli vanno presi già prima del termine della gravidanza, mentre il dosaggio cambia durante il travaglio attivo.

Tra i prodotti naturali c’è anche l’olio di enotera. Aiuta la dilatazione e l’appianamento del collo dell’utero. La sua azione quindi è simile a quella delle prostaglandine. Anche in questo caso non si deve mai fare di testa propria, ma seguendo ostetrica o ginecologo. 

Come far partire il travaglio col cibo

Secondo alcune teorie – la cui validità però non è scientificamente provata -, alcuni alimenti sarebbero utili per favorire l’avvio del travaglio. Alcune fan dei “cibi pro-parto” ad esempio consigliano l’ananas in quanto contiene una sostanza utile per ammorbidire la cervice, la bromelina (di sicuro è molto efficace per contrastare la cellulite) e quindi avviare il travaglio.

Le mamme messicane invitano invece al cibo piccante. Il peperoncino però contiene la capsaicina, un inibitore naturale della formazione delle endorfine, gli ormoni del benessere necessari a “sostenere” il dolore del parto. 

La liquirizia pura, grazie al suo potere lassativo, aiuta l’induzione di crampi intestinali che, a loro volta, potrebbero innescare gli spasmi dell’utero. Di fatto, è lo stesso principio dell’olio di ricino. In generale, i cibi ricchi di fibre, e quindi nemici della stitichezza, sono efficaci per liberare l’intestino e il retto (prugne, frutta secca, frutta e verdura, aglio) e anche per far partire il travaglio. Una chicca infine è il tè al lampone rosso: oltre a essere rinfrescante nei mesi più caldi, il suo infuso rafforza l’utero e stimola le contrazioni muscolari. È consigliabile berlo durante gli ultimi tre mesi di gravidanza per dilatare pian piano il collo dell’utero. 

Travaglio e attività fisica 

A fine gravidanza, per partorire prima, non è molto strano sentirsi suggerire di fare passeggiate chilometriche, su e giù per le scale o smontare casa per le grandi pulizie di primavera. Ma quanto c’è di vero? Come in quasi tutte le cose, la virtù sta nel mezzo: muoversi sì, ma senza esagerare.

Camminare ad esempio può favorire la dilatazione. Capita spesso di vedere, nei corridoi dei reparti maternità, un via vai di mamme in travaglio che passeggiano per dilatarsi più in fretta. Per quanto riguarda le scale o le faccende domestiche dipende tutto da quanto è pronto il bimbo: se i tempi sono maturi, probabilmente serviranno ad avviare il travaglio, altrimenti no. 

Chi ha fatto sport durante la gravidanza, compatibilmente dallo stato generale, può continuare con le solite attività. Importante è non strapazzarsi: non deve diventare stress, ma supporto agli ultimi giorni che, di per sé, sono abbastanza impegnativi per l’attesa. Alcune posizioni di yoga, ad esempio quelle che prevedono di stare a quattro zampe, potrebbero “indirizzare” la testa del bambino vero il canale del parto. 

Travaglio di parto e rapporti sessuali 

L’unico metodo per favorire il travaglio che ha un fondamento scientifico è il sesso. Oltre a far rilassare mamma e papà, i rapporti sessuali potrebbero giocare un ruolo fondamentale nell’avvio del travaglio. Lo sperma infatti contiene prostaglandine, sostanze prodotte dall’organismo che preparano l’utero al parto. Non a caso un comunissimo metodo di stimolazione del parto prevede l’inserimento in vagina di una fettuccia contenente proprio prostaglandine.

Non solo. Durante l’orgasmo viene rilasciata un’altra sostanza che spesso viene impiegata in caso di parto indotto: l’ossitocina. Questa sostanza è capace di favorire le contrazioni dell’utero e può quindi far partire il travaglio. Alcuni studi scientifici sottolineando che i rapporti sessuali per stimolare il parto sono più efficaci nelle donne che hanno un collo dell’utero già parzialmente appianato. Ma vista la piacevolezza del metodo sicuramente tentar non nuoce…

Altre tecniche per favorire il travaglio 

Ci sono altre cose che possono essere tentate per avviare il travaglio. Non è detto che abbiano successo, ma trattandosi di “esperimenti naturali” e perciò innocui, si possono provare senza temere di fare danni. 

  • Stimolazione dei capezzoli: in queso modo l’organismo rilascia ossitocina, responsabile delle contrazioni. 
  • Bagno caldo: la temperatura dell’acqua deve essere tra 37 e 38 gradi. Attenzione però ai cali di pressione: non bisogna rimanere immerse troppo a lungo. 
  • Impacchi caldi sul seno: anche questi potrebbero far produrre al corpo ossitocina. In alternativa va bene un getto di acqua molto calda.
  • Acupressione: alcuni punti del corpo, se pressati con le dita, potrebbero dare il via alle contrazioni. Meglio rivolgersi ad un esperto che saprà dove e come intervenire.
  • Visualizzazione: qui meditazione e respiro hanno un ruolo fondamentale nell’indurre il travaglio con risultati interessanti.