I medici raccomandano quelli contro la pertosse e l’influenza.
Non proteggono soltanto la mamma, ma anche il bimbo che deve arrivare
Il tema dei vaccini è sempre molto attuale: durante la scorsa estate è stato formalmente ampliato con una legge il “pacchetto” destinato ai bambini, con l’obbligo di essere in regola per l’iscrizione alla scuola dell’infanzia. Ma che dire delle vaccinazioni rivolte alle donne in gravidanza? Sono sicure? Quali vanno fatte e quali invece no? Vediamo di capirne qualcosa.
Prima di tutto c’è da dire che le vaccinazioni in gravidanza non sono obbligatorie, ma alcune sono particolarmente raccomandate dai ginecologi, dagli esperti in malattie infettive e da alcune Società scientifiche per proteggere mamma e bambino.
Questo perché le complicanze di alcune patologie durante la gestazione oppure nei neonati possono essere importanti. Le donne incinta devono evitare quanto più possibile di prendere farmaci. Quindi, come diceva un vecchio slogan di qualche anno fa, prevenire è meglio che curare. E i vaccini possono farlo.
Il primo che viene suggerito durante la gravidanza è quello contro l’influenza. La campagna vaccinale è già iniziata in tutte le regioni italiane e in alcune (specialmente al nord) l’arrivo dell’influenza è ormai vicino, complici anche le temperature decisamente più rigide.
Stando alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, tutte le donne in gravidanza dovrebbero sottoporsi a questa vaccinazione. La stessa posizione è stata presa del nostro ministero della Salute. Il motivo? In gravidanza il sistema immunitario è indebolito e quindi anche una “semplice” influenza può trasformarsi in qualcosa di molto più serio.
È consigliata in modo particolare nel secondo e terzo trimestre, ma può andar bene anche se si è al primo. Lo scopo dell’antinfluenzale è evitare le complicazioni che talvolta il virus può comportare, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio. Possono essere necessari antibiotici e anche il ricovero in ospedale. Attenzione: il vaccino non rende immuni al 100%, ma è più probabile che una persona vaccinata prenda l’influenza in forma più leggera.
Il ginecologo o il medico di famiglia potrebbero anche proporre il vaccino contro la pertosse. Se contratta prima dei 6 mesi, questa malattia si può manifestare con sintomi respiratori molto gravi e potenzialmente mortali. Il vaccino antipertosse non serve molto alla mamma, quanto al piccolo che porta in grembo. Attraverso la placenta, vengono trasmessi al feto gli anticorpi che gli serviranno per proteggersi da questa malattia una volta che viene al mondo.
Questo vaccino può essere somministrato in qualunque periodo della gestazione, ma per garantire una maggiore protezione al neonato l’ideale è farlo verso la fine della gravidanza, tra 27 e 36 settimane. L’effetto dura circa 6 mesi (ecco perché i neonati devono comunque ripetere la vaccinazione dai 2 mesi di vita in poi).
In Italia, non esiste la somministrazione singola del vaccino antipertosse, che è accoppiato a quelli contro la difterite e il tetano (trivalente). Come quello contro l’influenza, anche questo è sicuro per la mamma in dolce attesa.
Una vaccinazione che invece va evitata durante la gravidanza è quella per la rosolia, una patologia che, se contratta col pancione, può avere ripercussioni molto serie sulla salute del bambino. Il vaccino però è composto da virus vivente, anche se attuenuato, ecco perché non va fatto nelle 40 settimane. Se non si è mai contratta la rosolia, ci si può vaccinare prima di cominciare a cercare una gravidanza, ma non se questa è già iniziata.
In ogni caso e per qualunque dubbio, è sempre opportuno chiedere consiglio al ginecologo o al proprio medico curante oppure rivolgersi direttamente ad un centro vaccinale: solo così si troveranno le risposte giuste.
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