La mamma può mettere nero su bianco alcuni aspetti della nascita.

Molte delle indicazioni seguono le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità

In alcuni Paesi europei, come la Gran Bretagna o la Spagna, il piano del parto è estremamente comune e praticamente non esiste donna che vada a partorire senza averne compilato uno. In Italia, non è altrettanto diffuso, ma vale la pena sapere cos’è un piano del parto e come si prepara.
Essenzialmente, il piano del parto consiste in un elenco di caratteristiche che ogni donna vorrebbe per il proprio parto. Dopo averlo compilato e firmato, in genere viene discusso con l’ostetrica che farà partorire oppure con il ginecologo. Una copia del piano viene poi inserita nella cartellina che contiene tutti i documenti della gravidanza.

È bene sottolineare che non si tratta di “imposizioni” e che non è sicuro al 100% che si sarà assecondate nelle proprie richieste, ma sono desideri che la partoriente esprime per avere un parto il più naturale possibile. In fondo, è anche un modo per cercare di programmare qualcosa che invece nasconde tante incognite: chi può dire in anticipo come sarà il suo parto?

Molte delle indicazioni che si danno nel piano del parto seguono alcune raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Un esempio su tutti: la richiesta di poter mangiare o bere qualcosa durante il parto. Scontato? Affatto. In molte strutture si tende ancora a tenere la futura mamma a digiuno durante travaglio e parto per evitare nausea e vomito e per essere pronte in caso di cesareo d’urgenza. L’Oms però ha detto a chiare lettere che poter mettere qualcosa nello stomaco è un diritto sacrosanto della donna.

Nel piano del parto si può ad esempio mettere nero su bianco che si vorrebbe avere il partner vicino in ogni momento, che non si vuole essere rasate o ricevere clistere (a volte viene praticato per evitare di evacuare durante le spinte del parto), che non si vuol prendere farmaci (tipo antidolorifici) e che non venga effettuata episiotomia. Si potrebbe anche aggiungere che l’analgesia epidurale è ben accetta o meno, che si vorrebbe fare travaglio e/o parto in acqua, che, in caso di cesareo, se possibile si preferirebbe non essere addormentate completamente.

Altre indicazioni potrebbero riguardare il parto vero e proprio. Se si desidera potersi muovere liberamente e assumere tutte le posizioni (senza per forza star sdraiate a pancia in su) si può scrivere nel piano del parto. Così come si può sottolineare che non si vorrebbero tecniche invasive per il piccolo (ventosa, forcipe, manovra di Kristeller).

In questo programma di parto è possibile anche evidenziare specifici desideri che riguardano l’allattamento, sottolineando di voler attaccare subito il bambino al seno e di non dare biberon (neanche con acqua), oppure per il rooming in, cioè la possibilità di tenere il bambino con sé e non nella nurseria.

Chiaramente tutte le richieste potranno essere accolte dal personale ostetrico e medico soltanto se travaglio e parto procedono in maniera serena: in caso di problemi, la salute della mamma e del piccolino verranno prima di qualsiasi cosa. Informarsi nella struttura che si è scelta per il parto può essere utile.