Se non trattata, può avere delle conseguenze sul bambino

I medici ormai sono d’accordo: meglio prendere i farmaci piuttosto che avere crisi acute e ripetute

L’asma è una malattia respiratoria piuttosto seria e il suo andamento in gravidanza è variabile: ci sono donne che, durante la gestazione, vedono migliorare sensibilmente i sintomi (23% dei casi), altre che al contrario notano un peggioramento (30%). Certo è che col pancione la patologia merita un’attenzione particolare.

In linea generale, l’asma complica tra il 3,7 e l’8,4% di tutte le gravidanze, anche se la maggior parte delle pazienti asmatiche trascorre una gestazione senza eventi di rilievo. Più lieve era la malattia prima di rimanere incinta, migliori sono le probabilità di non avere grossi problemi nei 9 mesi. Il primo e l’ultimo mese di gravidanza sono quelli con minor rischio di riacutizzazione asmatica per la protezione degli ormoni, mentre il secondo e il terzo trimestre sono quelli più “pericolosi”.

L’asma è caratterizzata da una sintomatologia varia, che comprende broncocostrizione, sensazione di peso sul petto e “fame d’aria”, dolore toracico, tosse, sibili respiratori, fischi rilevabili all’auscultazione del torace. Molto spesso i sintomi peggiorano durante la notte.

Le interazioni tra asma e gravidanza non sono molto chiare. Sono stati presi in esame diversi meccanismi, tra cui i cambiamenti nell’assetto ormonale della donna incinta. Alcuni studiosi hanno anche ipotizzato una correlazione tra sesso del bambino e asma: quello che è stato notato che i sintomi peggiorano in maniera più marcata in caso di feto femmina.

Diversi studi hanno dimostrato che l’asma può essere responsabile di basso peso alla nascita, parto pretermine, preclampsia, iperemesi gravidica. I medici quindi sono tutti d’accordo: in caso di asma, per la donna incinta è meno rischioso prendere dei farmaci piuttosto che avere molte crisi acute. È ovvio che non si può fare di testa propria, ma è necessario farsi consigliare dal proprio specialista.
La terapia dell’asma ha un obiettivo preciso: evitare episodi di ipossia, che significa che al bambino non arriva ossigeno. Una situazione che può provocare danni. Ecco quindi la strategia:

– monitoraggio costante dell’asma attraverso i valori della spirometria;
– educazione della donna: il medico deve dare tutte le informazioni sulla corretta assunzione della terapia farmacologica e sui rischi che può comportare una malattia mal controllata;
– allontanamento dagli agenti che scatenano le crisi, se si tratta di forme allergiche (ad esempio, pollini, acari, graminacee);
– le donne fumatrici dovrebbero interrompere immediatamente questa cattiva abitudine;
– seguire scrupolosamente la terapia.

Scopo del trattamento farmacologico delle pazienti asmatiche in gravidanza è quello di ottenere una funzionalità polmonare normale, evitare crisi acute, prevenire o ridurre i sintomi e l’infiammazione delle vie aeree e continuare le normali attività quotidiane. I farmaci utilizzati sono diversi. I più inicati ed efficaci  sono i corticosteroidi per via inalatoria (spray nasali).

L’asma non è una controindicazione assoluta al parto naturale. Solo il 10% delle partorienti va incontro a un peggioramento durante travaglio e parto. Si ricorre al cesareo in casi particolarmente seri.