Permette di valutare molti parametri e di analizzare bene gli organi interni.
Viene fatta tra la 19esima e la 22esima settimana di gravidanza: a quest’epoca le proporzioni del feto sono ottimali per uno studio ottimale
L’ecografia è uno dei momenti che, settimana dopo settimana, ogni donna incinta aspetta con trepidazione, mista a felicità e talvolta ad ansia. L’ecografia è l’occasione per vedere il proprio piccolo, sapere come sta, sentire il battito del cuoricino, valutare la crescita e l’andamento generale della gravidanza.
In una gestazione senza particolari problemi, le linee guida raccomandano l’esecuzione di 3 ecografie, una per trimestre. Sono quelle rimborsate dal Sistema sanitario nazionale. A queste se ne aggiunge un’altra, forse la più importante: la morfologica.
Questa ecografia è fondamentale per lo studio degli organi vitali e l’eventuale diagnosi di difetti strutturali. Viene fatta nel corso del quinto mese, tra la 19esima e la 22esima settimana (oltre questo tempo, la legge non permette l’interruzione di gravidanza a causa di malformazioni). In quest’epoca gestazionale, le proporzioni del feto, i suoi movimenti e la quantità di liquido amniotico sono ottimali per poter visualizzare molte parti fetali e analizzarle con cura.
In genere poi, se il bimbo “collabora” e non si nasconde chiudendo le gambe, con la morfologica si riesce a sapere quasi sempre il sesso del nascituro. Ma non è una certezza assoluta.
L’esame prevede la misurazione standard di una serie di strutture (testa, addome, femore) che danno informazioni sulla crescita e lo studio di tutti gli apparati esplorabili a queste settimane. La maggior parte degli organi è già formata dal primo trimestre, ma l’aumento di volume e la loro funzione rendono l’osservazione più precisa e dettagliata. Solo il cervello continua il suo sviluppo fino al termine della gravidanza, per cui ci sono patologie legate a questa fase tardiva di formazione che non possono essere diagnosticate.
Con l’ecografia morfologica vengono osservati in maniera approfondita il cervello, il torace (cuore incluso, in particolare la sua anatomia e il battito: se qualcosa non va, potrebbe essere consigliata l’ecocardiografia fetale), il viso, l’addome (con lo studio degli organi interni), arti superiori e inferiori. Vengono anche analizzati il liquido amniotico e il cordone ombelicale con una visualizzazione attenta dei tre vasi sanguigni che lo compongono.
La morfologica è anche un utile indicatore di malformazioni. In casi particolari, ad esempio di familiarità, il ginecologo potrebbe indirizzare alla premorfologica, un’ecografia che si fa tra la 16esima e la 18esima settimana. L’obiettivo è quello di giocare d’anticipo e poter intraprendere il percorso migliore nel caso in cui emerga qualche anomalia.
Se durante la morfologica spunta un alto rischio di malformazioni fetali, “sfuggite” durante gli screening del primo trimestre, potrebbero essere prescritti degli esami genetici specifici.
Gli ecografi di ultima generazione ormai sono super accurati e iper tecnologici. Alcuni fattori però, ad esempio l’obesità, ostacolano la diffusione degli ultrasuoni attraverso l’addome rendendo scadente la qualità dell’immagine e difficile la valutazione di ogni struttura. Va però sottolineato che, indipendentemente dal peso della futura mamma, dalla qualità dell’ecografo e da quanto esperto sia l’operatore, ci sono patologie di cui non è possibile fare diagnosi in utero.
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