Può avere ripercussioni molto serie sia sulla mamma che sul bambino

Pressione alta e proteine nelle urine sono i campanelli d’allarme

Una delle complicanze più temibili e serie della gravidanza è la gestosi o, per usare il termine più corretto, preeclampsia. Si tratta di una sindrome caratterizzata da diversi sintomi e che, qualora si presenti, va monitorata attentamente fino al parto. Le conseguenze su mamma e bambino, infatti, possono essere importanti ed è giusto essere seguite in maniera attenta dal proprio medico.

Nonostante le cause del disturbo non siano ancora del tutto note, alcuni fattori di rischio sono ben chiari e sono proprio quelli che devono essere monitorati per evitare che il problema si presenti. Secondo le stime, in Europa la preeclampsia riguarda il 5% delle gravidanze, ma l’incidenza potrebbe aumentare perché alcuni dei fattori di rischio sono in crescita.

Sintomi della gestosi

La preeclampsia è una complicanza che, in genere, si manifesta dalla seconda parte della gravidanza in poi. Raramente si verifica prima della 20esima settimana, mentre è più comune dopo 24-26 settimane, dunque intorno alla fine del secondo trimestre.

Tra i sintomi più comuni troviamo:

  • Pressione alta (in gravidanza è normale un livello <140/90 mmHg).
  • Presenza di proteine nelle urine (proteinuria).
  • Edema (gonfiore, soprattutto a mani, piedi, viso).
  • Mal di testa.
  • Dolore addominale (in particolare localizzato a destra, in prossimità del fegato).
  • Alterazioni della vista.
  • Nausea e vomito.
  • Repentino aumento di peso (oltre 5 chili in una settimana).
  • Tremore alle mani.

È necessario informare tempestivamente il ginecologo qualora si presenti uno o più di questi disturbi, anche se nelle forme iniziali potrebbero essere molto lievi.

Cause e fattori di rischio della gestosi

Come accennato, non esiste ancora una causa ben definita della preeclampsia. Tuttavia è accertato che alcuni fattori aumentano il rischio di averla. Tra questi ci sono:

  • Obesità.
  • Familiarità per gestosi (ne hanno sofferto altri componenti della famiglia).
  • Età (più è alta, maggiore è la probabilità di andare incontro a gestosi).
  • Malattie prima della gravidanza (diabete, patologie renali, ipertensione arteriosa).
  • Preeclampsia in una precedente gravidanza.
  • Trombofilia.
  • Malattie autoimmuni.

Rischi della gestosi

Questa complicanza della gestazione può avere delle ripercussioni sia sulla donna che sul feto. La mamma infatti può andare incontro a distacco della placenta o alterazioni a carico del fegato. La conseguenza più grave è la cosiddetta eclampsia, che si presenta con spasmi simili a quelli delle crisi epilettiche, vomito, disturbi visivi. Anche gli organi interni possono essere coinvolti. In caso di eclampsia spesso viene indotto il parto, cosa che se avviene in epoca precoce può non essere esente da rischi materni e fetali.

A causa del malfunzionamento della placenta, il bambino invece può non crescere bene, tanto che quando ciò avviene i medici possono decidere per un parto anticipato. In rari casi può anche avvenire morte intrauterina.

Trattamenti della gestosi

Quando viene fatta una diagnosi di preeclampsia la futura mamma viene tenuta sotto strettissimo controllo medico. L’obiettivo è quello di portare avanti il più possibile la gravidanza per far nascere in sicurezza il bambino. Arrivare a 37 settimane è il massimo, ma non sempre vi si riesce.

Se l’unico sintomo di gestosi è la pressione alta, in genere, la donna può curarsi a casa controllando più volte al giorno i valori. In alcuni casi possono essere prescritti farmaci antipertensivi. Se invece i disturbi sono importanti è necessario il ricovero in ospedale durante il quale:

  • verrà monitorata la pressione.
  • Saranno eseguiti esami delle urine ripetuti per controllare il livello di proteine, e del sangue per accertare la funzionalità epatica e renale.
  • Verrà verificato lo stato di salute e la crescita del bambino con ecografie o cardiotocografie (i cosiddetti tracciati che si fanno a fine gravidanza).

In caso di preeclampsia grave la mamma viene stabilizzata e poi si procede con il parto, che è l’unica soluzione veramente efficace per la gestosi. Se l’epoca gestazionale è ancora molto precoce potrebbero essere somministri farmaci a base di cortisone per favorire lo sviluppo polmonare del feto.

Parto naturale o cesareo?

Se le condizioni generali della donna sono ottimali e non ci sono altre indicazioni particolari per il cesareo, in genere è raccomandato il parto naturale.

Solitamente, la pressione arteriosa torna a livelli normali entro 6 settimane dal parto ed è buona norma continuare a monitorarla dopo aver dato alla luce il proprio bambino.

Prevenzione della preeclampsia

Prevenire la gestosi in senso stretto non è del tutto possibile, ma qualcosa si può certamente fare. Innanzitutto, si deve intervenire su eventuali fattori di rischio, comunicandoli al proprio ginecologo all’inizio della gravidanza, se non prima. Se una mamma parte in forte sovrappeso o se addirittura è obesa dovrebbe cercare di perdere peso, meglio ancora se prima di rimanere incinta.

Ridurre il consumo di sale a tavola riduce il rischio di andare incontro alla pressione alta (questa è una regola che dovrebbe valere per tutti indistintamente). Anche il coenzima Q10 svolge un ruolo importante nella prevenzione dell’ipertensione e dei danni ad essa associati. L’effetto antipertensivo di questa molecola (la cui concentrazione tende a diminuire con l’invecchiamento) è stato dimostrato in oltre 12 studi pubblicati in letteratura scientifica. Integratori con coenzima Q10 possono quindi essere un alleato per tenere alla larga l’ipertensione.

Controllare spesso la propria pressione arteriosa ed eseguire regolarmente l’esame delle urine sono due mosse importanti per intercettare precocemente alcuni sintomi di gestosi, in modo da poter intervenire precocemente. Nelle donne ad alto rischio è raccomandata l’assunzione di aspirina a basso dosaggio (cosiddetta “aspirinetta”) a partire dalla 12esima settimana circa di gravidanza.

Una ricerca condotta al King’s College Hospital di Londra e pubblicata sul New England Journal of Medicine ha coinvolto 1.620 donne predisposte alla malattia di 13 reparti di maternità tra Regno Unito, Spagna, Italia, Belgio, Grecia e Israele. Le donne sono state divise in due gruppi: il primo è stato trattato con 150 mg di aspirina al giorno dall’11-14esima settimana di gestazione fino alla 36esima, mentre il secondo ha ricevuto un placebo. Nel gruppo sottoposto alla terapia con aspirina, i casi di preeclampsia sono stati 13 (1,6%), mentre nel gruppo di controllo 35 (4,3%).