Questo alimento perfetto per i neonati si adatta ad ogni esigenza.

L’aspetto più stupefacente? La sua capacità di modificarsi a seconda del fabbisogno del bambino

Ormai è assodato anche scientificamente: il latte materno è l’alimento migliore che possa esistere per un neonato. Certo, allattare non deve diventare il metro per giudicare se una mamma è brava o meno, ma sicuramente il suo latte è il “top” per un piccolo appena nato.

Ma come cambia il latte materno col tempo? È sempre nutriente? In cosa è diverso?

Tra le caratteristiche più impressionanti del latte materno c’è la capacità di modificarsi per quantità, qualità e composizione in modo da potersi adattare perfettamente alle necessità nutrizionali e alle capacità digestive del neonato. Ecco perché è considerato dunque un alimento perfetto, in grado di venire incontro al piccolo in qualunque momento.

Questi cambiamenti avvengono nel tempo, quando il latte diventa via via più calorico per rispondere alle maggiori richieste del bambino e, al contempo, adeguandosi al progressivo perfezionarsi del suo apparato digestivo.

Ma la cosa forse ancora più stupefacente è che queste modifiche avvengono anche durante la stessa poppata: all’inizio infatti il latte è più leggero e acquoso per diventare, man mano che il piccolo succhia, più denso, calorico e cremoso. Quindi, quello che lo sazia di più è il latte dell’ultima parte della poppata.

Ora vediamo le differenze tra colostro, latte di transizione e quello maturo, che indicano le tre fasi di cambiamento del latte materno.

Il colostro è il primo vero nutrimento che arriva al neonato perché è il primo latte che viene prodotto ed è perfettamente calibrato sulle necessità del piccino. Subito dopo il parto, e per i 4-5 giorni successivi, i capezzoli secernono questo liquido giallo e denso. Talvolta, qualche goccia può fuoriuscire già durante la gravidanza. Il colostro è ipocalorico (solo 58 calorie ogni 100 ml), ha una scarsa quantità di lipidi (grassi) e glucidi (zuccheri), ma un elevato contenuto di sali minerali e – cosa molto importante – di proteine. Questi elementi aiutano il bambino a riprendersi dalle fatiche del parto e a compensare il calo fisiologico. Questo preziosissimo alimento gli dà una grande riserva di anticorpi, prodotti dall’organismo materno.

Intorno al 5°/7° giorno arriva la cosiddetta montata lattea, cioè la produzione di vero e proprio latte da parte della ghiandola mammaria. La montata lattea viene provocata dalle modificazioni ormonali della mamma. Il latte diventa più biancastro, ricco e cremoso: insomma, comincia ad assumere l’aspetto tipico del latte materno. Un processo che diventa completo verso il 15°/20° giorno di vita del neonato.

E infine si arriva al latte maturo, che ha tutto ciò che può rispondere alle necessità del bambino e alla sua crescita: un alimento “vivo”, nel senso che è in grado di cambiare e adattarsi alle esigenze del momento, anche durante la stessa poppata.

Mediamente, 100 ml di latte materno forniscono circa 70 calorie, 0,9 grammi di proteine, 3,7 grammi di grassi (per lo più insaturi, quindi buoni) e 7 grammi di glucidi. Il rapporto calcio/fosforo rende ottimale l’assorbimento del primo e di altri oligoelementi, come il ferro. Nel latte sono poi presenti altri elementi che proteggono il bimbo da malattie acute e croniche e da infezioni virali e batteriche: immunoglobuline, lattoferrine, lisozima, macrofagi, linfociti, neutrofili.

Per rendere l’allattamento ancora migliore la mamma può assumere integratori che contengono sostanze che, durante questo periodo, servono in quantità maggiori per il benessere della donna e del neonato. Due esempi sono la colina e il magnesio, che hanno dimostrato di apportare benefici importanti.