Le uova e le carni poco cotte sono il principale veicolo di trasmissione.

Col pancione il rischio può essere quello di ritardo nello sviluppo fetale, parto prematuro e morte intaruterina

La preoccupazione già grande per una donna in gravidanza, in genere, è rappresentata dalla toxoplasmosi. Un vero e proprio incubo per chi ha il pancione e passa le giornate a disinfettare frutta e verdura, far attenzione alla lettiera del gatto o star lontana da prosciutto crudo e salame. Le insidie però possono essere anche altre. Una di queste, ad esempio, è la salmonella, un altro batterio che in gravidanza (e non solo) può comportare qualche problema. E quindi non va sottovalutato.

La salmonella è l’agente batterico che più spesso viene isolato in caso di infezioni trasmesse da alimenti. Ne esistono 2.000 ceppi diversi, ma quelli più comuni nell’uomo e negli animali sono due, la salmonella enteritidis e la typhimurium, responsabili delle forme che si manifestano con disturbi gastrointestinali.

In gravidanza la salmonellosi può essere grave. L’infezione può avere conseguenze negative sullo sviluppo fetale a causa della febbre, di un ridotto apporto di ossigeno alla placenta, di alterazioni metaboliche della mamma. Nei casi più seri (che sono rari, ma possono esserci, quindi occorre prestare attenzione), è possibile andare incontro a parto prematuro o a morte intrauterina.

La gravità dei sintomi può variare: diarrea, nausea, vomito, febbre, dolori addominali sono i più frequenti. Batteriemie o infezioni a carico ad esempio di ossa e meningi di solito si presentano nei soggetti fragili: bambini, anziani, persone immunodepresse.

I sintomi compaiono tra le 6 e le 72 ore dall’ingestione dell’alimento contaminato, ma comunemente il tempo medio è 12-36 ore. Il malessere dura circa 4-7 giorni e, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente. È però fondamentale reidratarsi per recuperare i liquidi e i sali minerali persi con la diarrea e il vomito. Il ricovero in ospedale è indicato solo se si manifestano disturbi non gastrointestinali.

L’infezione si trasmette per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminate oppure per contatto, attraverso la manipolazione di oggetti o piccoli animali portatori di salmonella. Tra questi possono esserci roditori, cani, gatti, pulcini, iguane, tartarughe d’acqua, oltre che polli, maiali e bovini.

I cibi sono il veicolo principale di trasmissione, anche se va sottolineato che, per poter provocare la malattia, la salmonella deve essere presente in quantità massicce. Gli alimenti contaminati non presentano nessuna modificazione di colore, odore, consistenza e gusto. Secondo l’Istituto superiore della sanità, il 50% delle epidemie di salmonellosi al mondo è provocato dalle uova, il 15% da carne bovina e suina (poco cotta o cruda), il 5% da derivati del latte.

Sono da considerarsi alimenti a rischio:

  • uova crude o poco cotte e derivati a base di uova (ad esempio, la maionese o lo zabaione).
  • Latte crudo e derivati.
  • Carne e derivati (soprattutto se poco cotti).
  • Salse e condimenti per insalate.
  • Preparati per dolci, creme, mascarpone.
  • Gelato fatto in casa o artigianale.
  • Frutta e verdura (contaminate durante il taglio).

Attenzione: anche le superfici e gli utensili della cucina possono trasmettere la salmonella. È quindi indispensabile avere il massimo riguardo quando si maneggiano i cibi in cucina, evitando ad esempio di utilizzare lo stesso coltello per tagliare la carne cruda e quella cotta oppure la verdura.

Ecco dunque i consigli utili per evitare l’infezione da salmonella:

  • fare attenzione all’integrità del guscio dell’uovo: piccole incrinature o buchi permettono al batterio – eventualmente presente nelle feci della gallina – di raggiungere l’interno.
  • Lavare accuratamente frutta e verdura prima della manipolazione e del consumo.
  • Conservare in in contenitori e in frigorifero i cibi avanzati.
  • Evitare il consumo di uova crude o poco cotte e tutte le preparazioni con uova troppo sporche o rotte.
  • Acquistare latte pastorizzato o sottoposto a trattamento UHT;
  • Lavarsi bene le mani prima, durante e dopo la preparazione dei cibi.
  • Cuocere sempre molto bene tutti gli alimenti di derivazione animale, soprattutto uova, pollame e maiale.
  • Pulire con cura gli utensili, i macchinari e le superfici usati per preparare gli alimenti.
  •  Proteggere i cibi da insetti e roditori.
  • Evitare la contaminazione tra cibi: è buona norma tenere separati quelli crudi da quelli cotti.