È una possibilità che la legge dà alle lavoratrici dipendenti o autonome

Il motivo può essere un problema di salute o un’attività pericolosa

Non per tutte le donne la gravidanza è un periodo di benessere e felicità. Oltre ai tipici disturbi passeggeri del primo trimestre, alcune future mamme sperimentano problemi di salute ben più impegnativi e non sono poche quelle costrette a passare i 9 mesi a letto. Ma non solo. Alcune fanno dei lavori pesanti, che le costringono a stare in piedi molte ore oppure a stancarsi fisicamente. Come si fa in questi casi? Per fortuna la legge tutela le donne incinte e consente loro di andare in maternità anticipata, cioè di astenersi dal lavoro per tutta o quasi la gravidanza. È un diritto sacrosanto.

Maternità anticipata: chi può chiederla

Possono beneficiare della maternità anticipata tutte le donne lavoratrici dipendenti (anche con contratti a tempo determinato) e autonome (cioè le libere professioniste). Il decreto legislativo 151/2001, Testo unico sulla maternità e sulla paternità, indica i casi precisi in cui si può fare domanda:

  • lavoratrici con gravi complicanze della gravidanza oppure malattie che potrebbero peggiorare nel corso della gestazione;
  • donne che lavorano in luoghi o condizioni che possano compromettere la sua salute o quella del bambino;
  • lavoratici addette al trasporto o al sollevamento pesi, a mansioni faticose o insalubri e che non possono essere trasferite ad altre occupazioni.

Da ciò si evince chiaramente che la maternità anticipata viene concessa o per ragioni di salute oppure in caso di condizioni di lavoro potenzialmente pericolose. Nell’ultimo caso, un tentativo che può essere fatto è quello di cambiare la mansione della lavoratrice, ma se ciò non può avvenire allora l’astensione inizia in anticipo rispetto a quella obbligatoria. Nel caso di lavori pericolosi, la maternità può essere allungata fino a 7 mesi dopo il parto.

Quando una gravidanza è a rischio

Alcune campanelli d’allarme possono far presupporre che qualcosa nella gravidanza non stia procedendo bene. Ascoltare i segnali che manda il proprio corpo è importante, così come è fondamentale rivolgersi al proprio ginecologo in caso di:

  • perdite di sangue;
  • contrazioni dolorose;
  • dolori addominali;
  • perdite maleodoranti;
  • pochi movimenti del bambino (ovviamente quando la gravidanza è già avanzata).

Anche altre situazioni possono far richiedere la maternità anticipata: gravidanza gemellare, precedente parto prematuro, precedenti aborti spontanei (soprattutto se ripetuti), particolari patologie della mamma. Sarà comunque il ginecologo a valutare lo stato fisico generale della donna e a giudicare la necessità di farla stare a casa dal lavoro.

Come richiedere la maternità anticipata 

Ecco cosa occorre per beneficiare della maternità anticipata:

  • certificato di gravidanza;
  • documentazione medica rilasciata dal ginecologo che attesta la gravidanza a rischio;
  • documento di identità.

La lavoratrice deve consegnare una copia della domanda anche al suo datore di lavoro.

Se la richiesta viene fatta perché si svolge un’attività pericolosa o perché l’ambiente lavorativo non è compatibile con la gravidanza, le cose sono diverse. La documentazione dovrà essere presentata alla Direzione territoriale del lavoro dalla futura mamma o dal datore di lavoro (per la gravidanza a rischio per motivi di salute è l’Asl ad occuparsene). Entro 7 giorni dalla presentazione dell’istanza dovrà essere dato il nulla osta alla maternità anticipata. Una mancata comunicazione costituisce comunque assenso.

Retribuzione per maternità anticipata

Le regole sono le stesse del congedo di maternità “normale”. La retribuzione è a carico dell’Inps per l’80% e può essere integrata dell’ulteriore 20% da parte del datore di lavoro. L’indennità è comunque anticipata da quest’ultimo in busta paga. Per le libere professioniste iscritte alla gestione separata dell’Inps, sarà quest’ultima a pagarle direttamente.

Maternità anticipata e visite fiscali

Una donna in maternità anticipata non è sottoposta alle visite fiscali ed è quindi libera di uscire quando vuole. Ovviamente ci vuole buonsenso. Se il motivo per cui si rimane a casa è la gravidanza a rischio, si dovrà certamente evitare di mettere in pericolo la propria salute e quella del feto.

Maternità anticipata e congedo obbligatorio

Le due cose non sono alternative. Quindi va fatta normalmente domanda per usufruire dei 5 mesi di astensione obbligatoria dal lavoro.

Esenzioni per gravidanza a rischio

Chi ha particolari problemi in gravidanza ha diritto ad una serie di esami gratuiti. Il ginecologo apporrà pertanto sulle prescrizioni la sigla M50. Tra i servizi a carico del Sistema sanitario nazionale ci sono:

  • test necessari per accertare eventuali difetti genetici se la storia clinica o familiare indica che esistono condizioni di rischio per il feto;
  • tutte le prestazioni necessarie per il trattamento di malattie (preesistenti o insorte durante la gravidanza) che comportino un rischio per la donna o per il feto;
  • tutte le prestazioni specialistiche necessarie per il monitoraggio dell’evoluzione della gravidanza.

Allattamento a rischio

Per le mamme che eseguono lavori pericolosi o in ambienti poco sani, dopo il parto esiste la possibilità dell’allattamento a rischio. Ne abbiamo parlato QUI.