Niente paura: il feto può girarsi anche a fine gravidanza

Ci sono diverse tecniche per tentare di farlo spostare

Una delle grandi paure delle mamme in attesa è quella che il piccolo che portano in grembo assuma una posizione non ottimale prima del parto. Se il feto cioè non è “a testa in giù”, ovvero cefalico, il rischio è quello di dover intervenire con un cesareo per garantire la massima sicurezza della madre e del bambino. Ma non bisogna disperare. Un bambino podalico può girarsi anche fino a pochi giorni dal parto. Inoltre, esistono diversi modi per tentare di farlo spostare. E ora vediamo i dettagli.

Quando un bimbo è podalico

L’espressione più corretta è presentazione podalica del bambino. Significa che la prima cosa che si vede al momento del parto è la parte inferiore del corpo del feto. In altre parole, si definisce bimbo podalico quello che non assume la normale posizione a testa in giù, ma si presenta con il sederino, le ginocchia, i piedi. La posizione podalica completa è quella con il piccolo rannicchiato che presenta piedi e culetto. Può anche essere seduto a gambe incrociate, con la testa sotto le costole della mamma.

Esistono altre varianti:

  • il bimbo podalico si presenta con le natiche, le cosce flesse sull’addome e le gambe estese sul tronco. All’ingresso pelvico quindi si vedrà solo il culetto;
  • varietà ginocchia con cosce estese sul tronco e gambe flesse sulle cosce. Le ginocchia sono le prime parti che si presentano;
  • varietà piedi, quando le cosce e le gambe sono parzialmente estese. Ciò che si vedrà per prima cosa sono i piedi;
  • varietà miste, quando all’ingresso pelvico si presentano un piede, un ginocchio oppure una natica ed un piede.

La posizione normale: quella cefalica

In genere, il feto assume la posizione cefalica verso il settimo mese. Ciò non significa che non possa cambiare nuovamente, anche se non accade spesso. La posizione cefalica è caratterizzata da:

  • testa rivolta verso il basso.
  • Asse longitudinale del corpo parallelo a quello della mamma.
  • Gambe rivolte verso l’alto e piegate.
  • Braccia raccolte sul tronco.
  • Mento poggiato sul petto.

Questa posizione viene considerata perfetta perché consente al corpo di incanalarsi meglio e di scivolare in maniera corretta verso l’esterno.

Bimbo podalico: le cause

La possibilità di avere un bimbo podalico è relativamente rara. In genere, il 4% delle gravidanze termina con una presentazione non cefalica. Le cause sono ancora sconosciute, anche se alcune circostanze sembrano predisporre a questa condizione:

  • problemi alla placenta (ad esempio, placenta previa, accreta, anteriore…).
  • Eccesso di liquido amniotico (si definisce polidramnios e ne abbiamo parlato QUI).
  • Malformazioni uterine.
  • Fibromi.
  • Gravidanze gemellari.
  • Pluriparità (significa aver già partorito).
  • Età avanzata della mamma.
  • Prematurità.

Bimbo podalico: fino a quando può girarsi

Se il bambino è in posizione podalica anche verso 32-33 settimane, non c’è da allarmarsi. Le possibilità che possa girarsi da solo anche a ridosso del parto ci sono. Questa è un’evenienza che, anche se più raramente, può verificarsi anche a termine. Da cosa dipende? Dallo spazio a disposizione (quindi dalle dimensioni del feto), dalla lunghezza del cordone ombelicale e anche dalla quantità di liquido amniotico.

Diagnosi della posizione podalica

Viene fatta tramite l’ecografia. Inoltre, grazie alle sue competenze, un’ostetrica può valutare la presentazione del feto semplicemente con le manovre di palpazione e mobilitazione delle varie parti. In passato, quando non esisteva ecografia, era così che si procedeva.

Tecniche per far girare un bimbo podalico

Verso la fine della gravidanza, possono essere fatte diverse procedure per tentare di far girare un bimbo podalico. Non è detto però che siano efficaci al 100%.

Rivolgimento manuale. Chiamata anche versione cefalica esterna, viene fatta in ospedale dal ginecologo a partire dalle 37 settimane. Con una pressione sull’addome della mamma, il medico prova dall’esterno a far fare una specie di capriola al feto per passare in posizione cefalica. Rari effetti collaterali sono la rottura dell’utero, il distacco di placenta o un’emorragia. Ecco perché deve essere fatta in ambiente protetto e con la possibilità di intervenire tempestivamente con un cesareo. In alcuni casi è controindicata, ad esempio se la mamma ha avuto recenti perdite di sangue, se la gravidanza è gemellare o se ci sono anomalie del battito cardiaco fetale.

Osteopatia. Anche il professionista osteopata può provare una tecnica di rivolgimento, che però è più leggera rispetto alla tradizionale. Questa procedura prevede l’”ascolto” del feto che induce l’osteopata a insistere o meno con la manovra.

Moxibustione. La Moxa è un sigaro di artemisia che viene acceso e avvicinato al mignolo del piede della mamma. Secondo la tradizione cinese dell’agopuntura, quello è il punto 67 vescica biliare. Quando viene scaldato, invia energia al bambino che, se ha lo spazio per farlo, si gira. È una tecnica priva di rischi che ha dato buoni risultati in termini di efficacia. La Moxa andrebbe praticata già a partire dalla 30esima settimana in poi con applicazioni quotidiane. Una volta appreso il metodo può essere fatto anche a casa dal papà.

Agopuntura. Prevede la collocazione di aghi nello stesso punto in cui viene praticata la Moxa. Deve essere fatta da personale qualificato.

Bimbo podalico e tipologia di parto

La posizione podalica è una delle indicazioni al cesareo. Tuttavia, anche il parto naturale potrebbe essere fatto, con la dovuta assistenza alla mamma. In genere, però, i medici e le ostetriche preferiscono non correre inutili rischi e viene programmato il cesareo. In questo caso, sarà il caso di prepararsi, ad esempio considerando qualche giorno di degenza in più o qualche piccola difficoltà nel post partum (assumere già in gravidanza integratori di collagene potrà essere utile però per la ferita). Ma con un neonato tra le braccia tutto sarà più semplice.