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Ne esistono circa 100 ceppi, alcuni sono pericolosi per la salute
Per prevenire l’infezione esiste un vaccino indicato agli adolescenti
Si scrive HPV, si legge papillomavirus umano. È un virus molto comune che, in alcuni casi, può essere pericoloso per la salute di una donna. Diversi ceppi infatti sono responsabili del tumore al collo dell’utero, con conseguenze anche gravi. La buona notizia però è che esiste un vaccino in grado di proteggere dal virus. È indicato alle ragazzine a partire dai 12 anni d’età, ma anche alle donne adulte e agli adolescenti maschi.
La brutta notizia è che, nonostante la vaccinazione sia offerta ormai da diversi anni, in Italia le coperture sono ancora molto basse. E scendono in campo le Società scientifiche, in accordo con le evidenze scientifiche e con le istituzioni sanitarie nazionali ed internazionali e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La SIGO (Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia), la AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e la AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani) intendono fare chiarezza sull’importanza della vaccinazione contro il papillomavirus per la prevenzione del cancro del collo dell’utero, delle malattie e dei tumori dell’area ano-genitale.
Cos’è l’infezione da HPV
Esistono circa 100 ceppi diversi di papillomavirus umano. Nella maggior parte dei casi provocano lesioni benigne, ad esempio le tipiche verruche di mani e piedi o i condilomi delle mucose genitali e orali. Alcuni tipi però, se non vengono trattati, possono pian piano evolvere verso forme tumorali.
Il tumore del collo dell’utero (chiamato anche carcinoma cervicale o cervicocarcinoma) riveste grande importanza in ambito oncologico, non solo perché è il terzo tumore più frequente nella donna, ma anche perché è l’unico che può essere prevenuto grazie allo screening (Pap test e HPV test). Inoltre, è la prima neoplasia non ematologica a essere stata direttamente correlata a un’infezione virale: l’infezione da papillomavirus umano.
I ceppi considerati più rischiosi sono 13. Oltre ad essere causa del tumore del collo dell’utero, sono coinvolti anche nella comparsa di neoplasie a carico di vagina, vulva, ano e oro-faringe, nonché nelle lesioni condilomatose a carico dell’apparato anogenitale.
Come si trasmette l’HPV
Il contagio avviene principalmente per via sessuale. L’infezione da HPV è infatti considerata una delle più frequenti malattie a trasmissione sessuale. Anche i rapporti orali sono veicolo di infezione attraverso il contatto tra i genitali e la mucosa della bocca. In questo caso, i ceppi più virulenti potrebbero provocare tumori alla laringe, alla lingua, alle tonsille, alla gola, al naso.
Le persone con un sistema immunitario indebolito sono più a rischio di contagio. Bisogna anche prestare attenzione a lacerazioni o tagli della pelle o delle mucose. Molto meno comune è l’infezione che avviene stando a contatto con superfici che potrebbero essere state toccate in precedenza da persone portatrici del virus. Tipico il caso di luoghi promiscui come le piscine, le palestre, le caserme.
La prevenzione si basa sui rapporti sessuali protetti e sul rispetto di rigorose norme igieniche, in particolare se si frequentano luoghi di aggregazione. Un esempio è l’utilizzo di ciabatte in piscina.
Sintomi di infezione da HPV
Spesso l’infezione è asintomatica, ma viene semplicemente scoperta durante un Pap test di routine. Oggi, a questo esame, si aggiunge l’HPV test, che ha le stesse modalità, ma è più preciso per la diagnosi di papillomavirus umano. La più tipica manifestazione dell’HPV sono le verruche. Quelle genitali si chiamano condilomi. Sono piccole escrescenze localizzate sui genitali esterni, all’interno della vagina, nella zona anale e del perineo. A volte sono raggruppate a grappolo, altre invece sono piatte e si sovrappongono. Solo in alcuni casi si avvertono prurito o fastidio.
I ceppi oncogeni invece non sviluppano verruche, ma si presentano con modificazioni delle mucose genitali. La sede più classica è il collo dell’utero e vengono scoperte durante una visita medica.
Diagnosi di infezione da HPV
Il ginecologo è in grado di individuare condilomi o eventuali lesioni. Prelevando alcune cellule e tessuti della mucosa, il Pap test e l’HPV test consentono di comprendere il tipo di alterazione. Attraverso la colposcopia, un particolare esame ginecologico, è possibile effettuare la biopsia dei tessuti.
Trattamento dell’HPV
La terapia dipende dal tipo di infezione. Spesso le lesioni scompaiono spontaneamente. Le verruche vengono curate facendosi seguire da un dermatologo che potrà prescrivere terapie topiche oppure trattamenti chirurgici. I condilomi genitali vengono eliminati attraverso la diatermocoagulazione o il laser, mentre le lesioni precancerose della cervice comportano un’asportazione parziale del collo dell’utero. Questo intervento però non ha ripercussioni sulla salute riproduttiva della donna.
Il vaccino contro il virus HPV
I vaccini anti HPV attualmente disponibili coprono fino a nove sottotipi del virus (16, 18, 6, 11, 31, 33, 45, 52 e 58). Rappresentano un’arma straordinaria di prevenzione dell’infezione persistente da HPV, delle lesioni precancerose da questa causate e dei tumori ad essa correlate. I vaccini anti HPV, la cui efficacia e sicurezza sono state confermate dalle autorità regolatorie internazionali, sono raccomandati a tutti gli adolescenti prima dell’esposizione sessuale. In Italia, la vaccinazione anti HPV è offerta attivamente e gratuitamente a tutte le dodicenni (11 anni compiuti) dal 2007-08.
Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-19 ha inserito la vaccinazione anti HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti di sesso femminile e maschile, da effettuarsi nel corso del 12° anno di età. La recente pubblicazione, da parte dell’AIFA, del rapporto sulle presunte reazioni avverse dopo la vaccinazione, dimostra che, per quanto concerne i vaccini anti HPV, i dati sono in linea con quelli di tutti gli altri vaccini e smentiscono tante paure legate ai vaccini in generale.
I vaccini hanno dimostrato un’efficacia clinica di quasi il 100% nel ridurre le lesioni precancerose del collo dell’utero (CIN3) causate da HPV 16 e 18, responsabili di circa il 70% dei casi di cervicocarcinoma invasivo. È stata anche dimostrata l’efficacia dei vaccini nel ridurre l’incidenza di lesioni precancerose a carico di altri organi, quali vulva, ano e vagina.
Copertura del vaccino
I tassi di copertura sono ancora bassi. La percentuale auspicata dal ministero della Salute nel 2007 (95%) è molto lontana dall’essere stata raggiunta. Il tasso di copertura nazionale delle dodicenni è fermo a meno del 60%.
Secondo le Società scientifiche ginecologiche “il cammino è ancora lungo ma è in corso e la recentissima introduzione del vaccino nonavalente rappresenta un’accelerazione positiva verso la meta, dal momento che si stima che porterà a una riduzione dell’incidenza del tumore di oltre il 90%. Lo sforzo comunicativo e informativo da parte delle diverse figure istituzionali e professionali coinvolte (dal ministero della Salute alle istituzioni medicali e del farmaco e le Società scientifiche, dai medici di sanità pubblica ai pediatri, ai ginecologi, ai medici di medicina generale) deve essere maggiore, costante e sempre più e meglio coordinato, perché forte è il ‘potere della bufala’ o della disinformazione”.
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