Non sono poche le donne che in Italia scelgono questa metodica

Meglio affidarsi a un’ostetrica preparata sulle manovre rianimatorie

Parto in casa, sì o no? Una volta questo evento non faceva minimamente notizia, ma anzi era la normalità: fino agli anni ’50 esisteva la figura della “levatrice”, cioè l’ostetrica che, quando era il momento, andava nelle case delle donne per aiutarle a dare alla luce il loro bambino. Progressivamente ci si è rivolte sempre più spesso agli ospedali, anche se oggi non sono poche le donne che scelgono di partorire al proprio domicilio con un’ostetrica tutta per loro. Il fenomeno è molto diffuso in alcuni Paesi rispetto ad altri, ma c’è molta curiosità. Tanto da spingere i medici a veri e propri studi scientifici per validarne o meno la sicurezza.

Ma è sempre possibile partorire in casa? Ed è sicuro? I pareri sono discordanti: c’è chi lo difende a spada tratta e chi invece lo ritiene assolutamente pericoloso. Cerchiamo di capirne un po’ di più e di farci un’idea.

Parto in casa: lo studio canadese

Uno studio pubblicato sulla rivista “EClinicalMedicine”, del gruppo editoriale The Lancet, e coordinato da esperti della McMaster University in Canada, è molto incoraggiante. Secondo i ricercatori infatti partorire a casa può essere una scelta sicura: nelle gravidanze a basso rischio, garantisce a mamma e bambino lo stesso livello di sicurezza del parto in ospedale.

Lo studio si è basato sul confronto dell’esito di circa 500 mila parti avvenuti in casa per scelta e di altrettante nascite avvenute in ospedale in otto Paesi del mondo (Canada, Usa, Nuova Zelanda, Giappone, Inghilterra, Svezia, Australia e Olanda).

Non sono emerse differenze significative nel livello di sicurezza delle due modalità (ospedale o casa) scelte per partorire rispetto a parametri standard che vengono considerati per misurare la qualità e la sicurezza del parto: nessuna differenza, ad esempio, in termini di mortalità perinatale (durante il parto) e di mortalità neonatale (nelle prime 4 settimane di vita del bebè).

“Sempre più donne nei Paesi ricchi stanno optando per il parto a casa, ma diverse preoccupazioni sulla sicurezza di questa scelta restavano in essere – ha dichiarato la coordinatrice del lavoro Eileen Hutton, professore emerito di ostetricia e ginecologia alla McMaster University -. Questa ricerca dimostra chiaramente che non vi sono differenze nel rischio per mamma e bebè quando si sceglie di fare il parto in casa piuttosto che in ospedale”.

Parto in casa: i perché di questa scelta

Il parto in casa è una pratica molto comune in alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, l’Olanda, l’Australia, dove le ostetriche vengono preparate ad hoc per affrontare questa esperienza e aiutare al meglio la gestante. Sì perché se è vero che partorire è la cosa più naturale del mondo, è anche vero che una percentuale di rischio può esserci sempre.

La decisione di partorire a casa propria è dettata principalmente dall’intimità che si respira nell’ambiente dove si vive. C’è sicuramente più partecipazione da parte del partner e degli altri familiari, che possono stare con la donna in qualunque momento. Inoltre, il parto è meno medicalizzato, le attenzioni dell’ostetrica sono tutte concentrate sulla mamma e non devono essere divise con altre partorienti.

La condizione fondamentale per pensare ad un parto in casa è che la gravidanza sia assolutamente fisiologica e senza alcun fattore di rischio (ad esempio, gestosi o diabete gestazionale). In più, la propria abitazione non deve essere troppo distante da un ospedale opportunamente attrezzato per le emergenze. Infine, la donna deve essere informata sugli eventuali rischi.

Se queste condizioni sono rispettate, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il parto in casa non presenta pericoli maggiori di quello ospedaliero. È però necessario che tutto avvenga nella massima sicurezza con un’adeguata assistenza prima, durante e subito dopo il parto. In varie città italiane ci sono gruppi di medici e ostetriche che si sono specializzati proprio nei parti a domicilio, ma non è una situazione omogenea su tutto il territorio nazionale. Al Sud, ad esempio, il parto domiciliare non è affatto una pratica diffusa.

I vantaggi del parto in casa

Ci sono diversi motivi che potrebbero spingere una donna a voler partorire in casa. Eccone qualcuno.

  • Nel proprio ambiente domestico ci si sente più sicure e rilassate.
  • L’ostetrica presente al parto in genere è la stessa che ha seguito la gravidanza (questo non sempre avviene in ospedale): la reciproca conoscenza garantisce maggiore sicurezza e familiarità.
  • Ci sono meno controlli medici (ad esempio le visite interne): in ospedale sono più frequenti durante il travaglio.
  • La partoriente può decidere chi vuole vicino a sé durante travaglio e parto.
  • La donna è più libera di girare per casa, assumere le posizioni che vuole e partorire come preferisce. Certo, è vero che ultimamente questo è garantito anche negli ospedali, ma nel proprio ambiente la cosa assume un sapore molto diverso.
  • Il contatto skin-to-skin (pelle a pelle) subito dopo il parto è garantito e prolungato, cosa che dà grandi benefici in termini di creazione del legame tra la donna e suo figlio. Anche l’allattamento viene favorito di più dal contatto fisico.

Parto in casa: gli aspetti negativi

  • Chi non ha avuto una gravidanza serena, ma con delle complicanze, è meglio che eviti il parto in casa.
  • Esiste sempre la possibilità di imprevisti per mamma e bambino che comportano la necessità immediata di andare in ospedale. In ogni caso, è sempre bene preallertare una Unità di terapia intensiva neonatale al momento del parto.
  • Non è possibile sottoporsi a tecniche di partoanalgesia, come l’anestesia epidurale, perché vanno eseguite in ambiente ospedaliero da un anestesista.
  • L’abitazione non deve essere troppo distante dall’ospedale per consentire un trasferimento urgente: questo requisito è indispensabile.
  • L’ostetrica o il ginecologo devono essere preparati ad effettuare eventuali manovre rianimatorie sul neonato.
  • Tutti i costi sono a carico della coppia o quasi: in Italia, solo in alcune Asl una parte viene rimborsata.

Parto in casa: quando è vietato

In alcune circostanze, partorire in casa non è possibile. Esempi sono:

  • gravidanze a rischio;
  • gravidanze gemellari;
  • patologie materne o fetali;
  • avvio del travaglio troppo anticipato o gravidanza che si prolunga molto dopo il termine;
  • feto in posizione non cefalica;
  • malformazioni uterine;
  • obesità;
  • precedente parto cesareo, soprattutto se recente;
  • macrosomia (feto molto grande).

Parto in casa: come prepararsi

La scelta del parto in casa deve essere fatta con un certo anticipo per organizzarsi al meglio. La prima cosa da fare è trovare l’ostetrica che sia disponibile a seguire il parto ed eventualmente il ginecologo. A volte le ostetriche sono due. Vanno contattate verso la fine della gravidanza, ma non all’ultimo momento: si deve avere il tempo di conoscersi bene e valutare le condizioni fisiche di mamma e feto fino alla fine.

Una stanza della casa va allestita come una specie di sala parto. Deve essere ben illuminata e riscaldata (se il parto è in inverno) oppure ventilata (in estate). Da preparare ci sono un telo plastificato, una bilancia e una vaschetta per pesare e lavare il neonato, e tutti gli accessori (ad esempio, le garze o una lampada orientabile) che chiederà l’ostetrica, che penserà al resto degli strumenti (cardiotocografo incluso).

Di solito, l’ostetrica rimane anche qualche ora dopo il parto con la puerpera per controllare che tutto proceda per il meglio e che non ci siano problemi, ad esempio emorragie di sangue. Le ostetriche che eseguono parto in casa sono formate in maniera specifica per affrontare eventuali emergenze e, in ogni caso, sono in contatto con l’ospedale più vicino.

Parto in casa: il parere della Sin

La Società italiana di neonatologia si è sempre detta contraria a questa modalità di parto perché i rischi sarebbero alti e da non sottovalutare. “Il parto è un evento naturale e come tale deve essere vissuto – si legge in un comunicato della Sin -, condividiamo le ragioni di chi vorrebbe partorire presso la propria casa, ma la situazione del nostro sistema sanitario ci obbliga a sconsigliare vivamente questa scelta. Tra le mura domestiche, infatti, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in caso di problemi che possono subentrare. Ad esempio non c’è una rete capillare di ambulanze e, quando questa è garantita, bisogna fare i conti con la vicinanza e raggiungibilità di Terapie Intensive Neonatali”.

Per la Società scientifica, “la piccola percentuale di mamme che, nonostante tutto, decide di optare per il parto in casa, deve essere correttamente informata sui rischi cui va incontro e sulla organizzazione del parto a domicilio nella propria città, per affrontare la nascita nelle condizioni di maggiore sicurezza possibile. In caso di emergenza è fondamentale la presenza di un presidio ospedaliero attrezzato facilmente raggiungibile ed un trasporto rapido in ospedale con personale esperto. Devono essere, inoltre, garantiti a mamma e neonato tutti i controlli necessari nelle ore successive al parto”.