È una possibilità che ogni donna dovrebbe conoscere

I rischi sono più bassi di quelli di un intervento

Fino a qualche anno fa non c’erano alternative: dopo un parto cesareo ne seguiva sempre un secondo ed eventualmente un terzo. Oggi invece non è più così. Si chiama Vbac, parola che sta per Vaginal birth after cesarean, parto vaginale dopo cesareo. È una possibilità concreta per tantissime donne che, per mille motivi, vogliono dare alla luce il loro bambino in modo naturale dopo l’esperienza della nascita “chirurgica”. E a Palermo nasce un ambulatorio specifico per queste mamme. Vediamo tutti i dettagli.

Chi può fare il Vbac

Se non ci sono indicazioni specifiche al cesareo (ne abbiamo parlato QUI), ogni donna precesarizzata può tentare un parto naturale ed è quindi una possibilità che dovrebbe esserle offerta. Tutte le linee guida nazionali ed internazionali concordano sul fatto che il Vbac dovrebbe sempre essere considerato un’alternativa al cesareo ripetuto nelle pazienti che l’hanno già avuto perché i rischi sono più bassi.

Se i medici lo ritengono opportuno, il Vbac si può fare già dopo 12 mesi dal precedente parto cesareo. Le stime dicono che le percentuali di successo sono di 3-4 donne precesarizzate su 5 che riescono ad avere il loro Vbac.

I vantaggi del Vbac

Rispetto ad un cesareo, il Vbac comporta un rischio inferiore di mortalità e morbilità materna e fetale. Questo significa che c’è minor pericolo che la mamma e il bambino possano morire oppure subire conseguenze durante il parto. Sì perché spesso si dimentica un aspetto molto importante: il cesareo è un intervento vero e proprio con tutti i rischi che ciò comporta. Quindi, avere una chance di non ripetere l’esperienza può essere importante.

Tra gli altri aspetti positivi ci sono:

  • degenza più breve in ospedale.
  • Ripresa più veloce.
  • Maggiori possibilità di avere un parto senza complicazioni in caso di futura gravidanza.
  • Sensazione di orgoglio e miglioramento della propria autostima.

L’ultima considerazione non va trascurata. Spesso le donne subiscono un cesareo senza che vi siano forti o reali motivazioni ad eseguirlo e si sentono in qualche modo private del loro corpo e della loro capacità di partorire in modo naturale. Il Vbac consente loro di riappropriarsi di tutto questo e non è una cosa marginale: le ripercussioni a livello psicologico sono importanti. In genere, le mamme che optano per questa possibilità sono fortemente motivate.

Controindicazioni al Vbac

In alcuni casi il parto vaginale dopo il cesareo è sconsigliato:

  • tipiche indicazioni al cesareo (ad esempio, placenta previa, presentazione podalica, sofferenza fetale).
  • 3 precedenti tagli cesarei.
  • Precedente rottura d’utero.
  • Precedenti interventi sull’utero con cicatrici longitudinali e a T.

Rischi del Vbac

Come dicevamo più sopra, i rischi di un parto naturale dopo il cesareo sono inferiori rispetto al cesareo stesso. La complicanza più temuta è la rottura dell’utero, che in realtà non avviene così frequentemente come si potrebbe pensare (0,7%). A causa dello sforzo delle contrazioni, l’utero potrebbe rompersi in prossimità della cicatrice. In questo caso, potrebbe verificarsi un’emorragia che comporterebbe un intervento tempestivo dei medici e l’accesso alla sala operatoria. In qualche caso può essere necessaria l’asportazione dell’utero.

Altro rischio potrebbe essere quello di dover intervenire con un cesareo d’urgenza. Le motivazioni però sono uguali a quelle potrebbero verificarsi durante un travaglio di una donna non precesarizzata.

Cos’è il travaglio di prova

Se il ginecologo ritiene che ci siano tutte le condizioni giuste per un Vbac, la gestante farà il cosiddetto travaglio di prova (Tol, dall’inglese Trial of labor). Durante il travaglio (che, anche se si è fatto un cesareo, non è diverso) la donna sarà monitorata con attenzione per valutare come l’utero risponde alle contrazioni. È quindi necessario un monitoraggio cardiotocografico costante.

Le strade possibili sono due: tutto procede per il meglio e si arriva al Vbac (secondo gli studi la percentuale di successo di un Tol va dal 50 all’80%) oppure subentra qualche problema che richiede il tempestivo cesareo.

I falsi miti sul Vbac

Se è vero che ultimamente il Vbac è sempre più diffuso (anche se non in maniera capillare ovunque), è anche vero che non se ne parla ancora moltissimo. Sono tante le donne che non conoscono a fondo questa modalità di parto, altre non sanno proprio di potervi accedere. Inoltre, ci sono ancora molti punti oscuri che è bene chiarire. Vediamo 3 falsi miti.

Con il Vbac non si può indurre il parto. FALSO

Secondo un certo pensiero comune l’induzione sarebbe troppo “violenta” per un utero che è già stato inciso con il cesareo. Ma è un’informazione scorretta. L’induzione viene fatta in maniera diversa rispetto ad una donna non precesarizzata perché è più “soft”. Invece di partire con l’ossitocina a tutto spiano, si somministra in modo più graduale (sempre per vedere la reazione dell’utero) oppure si scelgono altri metodi, ad esempio il Foley, una specie di palloncino, o la stimolazione con prostaglandine.

Con il Vbac non si può fare l’epidurale. FALSO

Anche questo non è vero. La motivazione sarebbe che la partoanalgesia coprirebbe i segnali e il dolore di un’eventuale rottura dell’utero. Non è così. Quindi, si può tranquillamente fare l’epidurale.

Con il Vbac è escluso il parto in acqua. FALSO

È sufficiente che la mamma sia monitorata costantemente. E questo è possibile anche se si trova nella vasca, sia con tecniche tradizionali che grazie ad un specifica app per il parto in acqua.

Dove fare il Vbac

È evidente che questa metodica di parto debba essere seguita con un’attenzione ancora maggiore. I medici e le ostetriche devono essere formati in maniera precisa e specializzata e la struttura deve essere preparata ad affrontare qualsiasi situazione, comprese quelle di emergenza. Il piccolo ospedale di provincia dunque potrebbe non essere il posto ideale per provare ad avere un Vbac.

Fondamentale quindi anche la sicurezza della struttura sanitaria che deve essere organizzata in termini di risorse professionali (cioè personale medico ed infermieristico pronto a gestire l’emergenza) e risorse tecniche, come sale operatorie di pronto accesso, centro trasfusionale, la rianimazione e la neonatologia. Insomma, tutto deve essere organizzato nei minimi dettagli.

A Palermo un ambulatorio per le precesarizzate

Dal 1° febbraio, nell’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Civico di Palermo (QUI il loro gruppo Fb), aprirà un ambulatorio interamente dedicato alle donne che hanno avuto un precedente cesareo per accompagnarle verso il Vbac. Questo reparto è molto attivo da questo punto di vista: lo scorso anno 40 donne sono riuscite a partorire in questo modo. Un numero molto alto.

L’ambulatorio sarà aperto tutti i venerdì a tutte le donne al termine della gravidanza, non soltanto a quelle seguite nell’ospedale. Per informazioni e prenotazioni si possono chiamare i numeri 091-6662507 oppure 334-6067795 dalle 9 alle 13. Le future mamme saranno prese in carico a partire da 36 settimane.